Vi è mai capitato essere in bici…ma senza sella?!
di Federica Giusti - venerdì 10 luglio 2020 ore 07:00
Sono le 8 del mattino e da più di un’ora cerchi disperatamente di sistemare tutto prima di uscire di casa per scappare a lavoro. Da poco hai ripreso il ritmo pieno e sembra già un’eternità. Prima la paura del Covid, poi quella di poter perdere il lavoro, adesso quella di non farcela più. Ed è solo luglio. Manca ancora un mese alla settimana di ferie ma sembra un tempo interminabile. La nonna è in ritardo, devi lasciare a lei i bambini, oggi niente campi solari, hanno la visita dal pediatra nel pomeriggio, e devi fare tutto tu. Ti sorprendi a correre e scavalcare giochi, i bimbi litigano tra loro e tu ti infuri pensando a tuo marito.
Tuo marito. Lui si è alzato un’ora prima di te, scivolando silenzioso fuori dal letto attento a non fare rumore. Lavora tutto il giorno. Torna a casa e si mette a sistemare. Padre modello, non c’è che dire. Ma quanto gli piacerebbe riprendere la passione per la pesca. Prima andava sempre, almeno una volta la settimana. Un giro con gli amici, la scusa per prendersi un po’ di tempo per se’. Ma ora non più, non riesce.
Tu pensi arrabbiata a quanto lui potrebbe fare per te e non lo fa. Lui pensa a quante rinunce sta facendo per te, senza che tu te ne accorga.
Siete in due posti diversi, ma uniti dalla stessa sensazione: quella di essere in bici senza sella. Rende l’idea? Quella sensazione di essere in difficoltà, attanagliati dalla necessità di continuare ad andare avanti, consapevoli di quanto sarà faticoso.
Sarebbe bello poter raggiungere i nostri obiettivi facendo il minimo sforzo. Ci pensate se, invece di essere voi a cercare le occasioni, fossero le occasioni a trovarvi lì? Belli comodi sul divano, o in riva al mare sorseggiando un fresco cocktail? Ah, sì! La pace dei sensi! Ma non sempre è così. Inutile dire che non ci auguriamo di percorrere solo strade in salita, ma nemmeno possiamo pensare che siano tutte dritte, senza ostacoli. In fin dei conti abitiamo in Toscana e sappiamo che le pianure rappresentano soltanto una piccola percentuale del nostro territorio no? Alla stessa maniera, i momenti “tranquilli” non possono rappresentare la totalità della nostra esistenza. Soprattutto nella vita quotidiana, le difficoltà possono essere molte e ci possono essere periodi nei quali si accumulano in maniera particolare, facendoci sentire privi di forza, come se non avessimo il mezzo adatto per affrontare il percorso che ci si para davanti.
Ecco, lo spaccato voleva essere un po’ una provocazione, un po’ uno spunto di riflessione. Quante volte può capitare nella vita di ognuno di noi di trovarsi in una posizione simile? Spesso riusciamo a ripartire, a ricaricarci condividendo il nostro malessere con chi ci sta vicino, un amico o la famiglia.
In alcuni casi, invece, può essere necessario il confronto con un professionista, in grado di aiutarci a comprendere quali sono le caratteristiche della nostra sofferenza, cosa l’ha generata e cosa la mantiene in essere, guidandoci verso un cambiamento attivo, così da “modificare in positivo” il nostro stato di malessere.
Ovviamente lo specialista è necessario in quelle situazioni nelle quali diventa difficile, faticoso e potenzialmente nocivo il contesto che si viene a creare. Per tutte le altre, magari, è sufficiente rimboccarsi le maniche, sfoderare l’ingegno e cercare di fare squadra con chi ci sta intorno.
Insomma, usando la metafora di prima, perché continuare a viaggiare scomodi, se possiamo trovare la sella?
Federica Giusti