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lunedì 17 giugno 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Appello agli elettori ad una scelta profonda del voto e del non voto

di Adolfo Santoro - sabato 25 maggio 2024 ore 09:00

Le prossime elezioni europee potrebbero essere una svolta per il futuro dell’umanità e della qualità della vita sulla Terra. Ma le premesse dicono che non sarà così!

I leader di quasi tutti i partiti tradizionali si presentano come capilista o addirittura pretendono di fare un confronto diretto, ma sanno che, se eletti, non andranno a Bruxelles. Ed, inoltre, non parlano dei temi trattati in Europa – forse perché li ignorano -, ma si muovono all’interno dei discorsi da bar, delle vecchie abitudini fondate sull’odio per il nemico e sulla complicità con la propria parte elettorale, con gli amici degli amici.

La conseguenza della corruzione strutturale della politica, che non funziona per il bene comune, ma per mantenere il potere acquisito, si manifesta nell’incoerenza degli elettori tra il dire e il fare. Gesù predicava la coerenza quando affermava: “Dite sì … sì. No … no.”. Diceva cioè: “Quando avete una comprensione delle cose della realtà senza dubbi, esprimete nelle azioni questa comprensione. Non fate che predicate bene e poi razzolate male.”.

Gli italiani sembrano i migliori predicatori e i peggiori razzolatori. Ad esempio, rispetto alla guerra in Ucraina, un recente sondaggio ISPI realizzato da IPSOS mostra che circa un italiano su due ritiene che l’Ucraina dovrebbe accettare un negoziato a fronte di un’offerta russa di un ritiro, anche parziale, dai territori occupati. Quasi la metà (44%) degli italiani ritiene che l’Ucraina dovrebbe accettare di negoziare anche a condizioni nettamente meno favorevoli. Un italiano su cinque (18%) pensa che l’Ucraina dovrebbe accettare anche un semplice cessate il fuoco, mentre uno su quattro (26%) ritiene addirittura che un negoziato dovrebbe cominciare ad ogni condizione. Solo il 6% degli intervistati ritiene invece che l’Ucraina non dovrebbe accettare un negoziato di pace in nessun caso.

Gli italiani restano nettamente favorevoli quando si tratta di inviare aiuti umanitari all’Ucraina(74%) o di accogliere i profughi in fuga dal conflitto (68%). Pur rimanendo maggioritario, il sostegno comincia a diminuire quando si passa agli aiuti finanziari diretti nei confronti del governo ucraino (55%) e alle sanzioni contro la Russia (52%). Chiara è, invece, l’opposizione all’invio di armi a Kiev: circa un terzo degli italiani (32%) si dice favorevole, ma ben cinque su 10 si pronuncianoin maniera contraria; i più contrari all’invio si trovano alle ali estreme dello schieramento politico (è contrario il 58% degli elettori che si collocano a sinistra e il 70% degli elettori di destra, mentre più favorevoli all’invio sono gli elettori di centro (44% favorevoli, 37% contrari) e di centrodestra (47% favorevoli, 45% contrari).

Gli italiani pensano, comunque, che il mondo di oggi sia più frammentato (87%), più insicuro (86%) e con maggiori disuguaglianze (75%) rispetto a quello di qualche anno fa.

La stessa incoerenza tra il dire e il fare si manifesta negli argomenti ecologici.

Un altro sondaggio – del 2022 – effettuata dal King’s College di Londra ha valutato la percezione della crisi climatica in sei paesi europei (Italia, Norvegia, Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Polonia). La conclusione è che gli italiani sono i più consapevoli (82%) della dimensione antropica del cambiamento climatico, mentre la media dei sei paesi è del 74% e la media degli scienziati è quasi la certezza assoluta (99,9%).

La stessa incoerenza si manifesta negli argomenti sociali.

Un terzo sondaggio del Barometro europeo sulla povertà e sulla precarietà economica 2023 di Ipsos e Secours Populaire ha coinvolto dieci Paesi (Francia, Italia, Polonia, Germania, Serbia, Moldavia, Grecia, Romania, Portogallo, Regno Unito). Il 61% del campione intervistato lavora, ma è preoccupato di non trovare un lavoro se dovessero perdere quello attuale (la media Ue è più bassa: il 52%). Sebbene l’inflazione abbia iniziato a scendere e stia causando un po’ meno preoccupazioni rispetto al 2022 nella maggior parte dei paesi europei, rimane una minaccia per molte famiglie. Il 62% degli europei dichiara di essere preoccupato per la propria capacità di far fronte all’inflazione sui prezzi dei generi alimentari, il 59% per un aumento del prezzo del gas. Il 48%, teme di ritrovarsi in una situazione economica precaria nei prossimi mesi; il 51%, si è infatti già trovato nella situazione di dover diminuire le spese almeno una volta negli ultimi sei mesi per salute, riscaldamento, cibo, trasporti; oltre un genitore su tre, il 36%, non è stato in grado di soddisfare i bisogni primari dei propri figli, dai pasti alla salute, dalla scolarizzazione al vestiario. Ciò attesta non solo l’aumento della povertà “relativa” dei “lavoratori poveri”, ma anche la mancanza delle tutele universali in caso di disoccupazione e la storica debolezza del mercato del lavoro peggiorata dalle contro-riforme della precarietà. A questo si aggiunge che il 37% ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale e l’impossibilità economica di rivolgersi a strutture private. La mancanza di riforme sociali strutturali in un’Europa neoliberale, conservatrice e in crisi democratica non ferma la solidarietà e il mutualismo: il 76%, è disposto ad impegnarsi, proporzione che aumenta in Grecia, Portogallo e Serbia.

Nonostante questa apparente migliore comprensione degli italiani rispetto ad altri Paesi, la gran parte della popolazione non va a votare o vota paradossalmente per i partiti che favoriscono la guerra, che nei fatti negano il cambiamento climatico e che stanno portando il Paese verso la povertà assoluta. Gli italiani sono, in tal senso, incoerenti: c’è un disaccordo al loro interno tra la “comprensione” della drammaticità della situazione e l’espressione che avviene anche nel voto o nel non voto.

Diventano allora comprensibili i dubbi di chi ritiene che non andare a votare sia il miglior modo per protestare. Ma, d’altra parte, chi non va a votare lo fa perché è troppo impegnato a “rincorrere i suoi guai”, mentre la sua vita si fa sempre più “spericolata”: chi non va a votare sono ormai soprattutto quelli che sopravvivono a stento alla povertà, che stanno diventando quella che in India si chiama “gli intoccabili”. Il “partito del non voto” (che risulta dalla somma di chi non è andato a votare e di chi ha votato scheda bianca) è stato il primo “partito” nelle elezioni del 2022 rappresentando il 40% degli elettori. A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022. A partire dal 2013 quello del non voto è costantemente il "primo partito" d'Italia.

A fronte della crisi delle democrazie in tutto il mondo e del prevalere della presa del potere da parte dei “politici-bulli” occorrerebbe che, al di là dell’esito delle consultazioni elettorali, si fortifichi il movimento fondato sulla pace, sull’ecologia e sulla giustizia sociale. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! Come attraversare il mare dell’incoerenza? L’unica possibilità è, a mio avviso, rifondare l’umanità sull’etica profonda e la via è nel coltivare i “pre-requisiti” della competenza comunicativa non-verbale:

1) mantenere un contatto visivo non intrusivo, ma accettante,

2) rispettare l’alternanza dei turni nel ritmo del dialogo,

3) anticipare con i gesti quello che si sta per dire,

4) immaginare, in modo da comprendere se stessi e la relazione,

5) imitare e andare al di là dell’imitazione nell’espressione della novità immaginata.

Solo così il non voto o il voto sarebbe consapevole!

Adolfo Santoro

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