Aforismi su guerra, pace e bomba
di Adolfo Santoro - sabato 15 ottobre 2022 ore 08:00
Bertolt Brecht scrisse a 16 anni, tra il 1914 e il 1915, alcuni componimenti, imbevuti di patriottismo, dove esaltava il lavoro dei militari tedeschi in Belgio durante la Grande Guerra, e di entusiasmo per la guerra e per tutto ciò che è tedesco. Ma già nel 1916, in un tema in classe, commentò il verso di Orazio “È dolce e onorevole morire per la patria” affermando tra l'altro: Il detto che dolce e onorevole è morire per la patria può essere considerato solo come propaganda con determinati fini ... solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall'ultima ora. Ma quando la comare morte si avvicina, ecco che se la squagliano con lo scudo in spalla come fece nella battaglia di Filippi l'inventore di questa massima, il grasso giullare dell'imperatore.
Nel 1917, chiamato alle armi, prestò il servizio militare, per solo un mese, come infermiere presso un ospedale: osservare in quali condizioni erano ridotti i feriti del conflitto gli fece perdere ogni idea nazionalista e militare. Scrisse così, nel corso della sua vita, alcune poesie contro la guerra, raccolte in “Poesie di Svenborg”.
Generale
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto: può pensare.
Quando la guerra comincia
Forse i vostri fratelli si trasformeranno e i loro volti saranno irriconoscibili. Ma voi dovete rimanere eguali.
Andranno in guerra, non come ad un massacro, ad un serio lavoro. Tutto avranno dimenticato.
Ma voi nulla dovete dimenticare.
Vi verseranno grappa nella gola come a tutti gli altri.
Ma voi dovete rimanere lucidi.
Chi sta in alto dice pace e guerra
Sono di essenza diversa.
La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta.
La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre.
Ha in faccia i suoi lineamenti orridi.
La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto.
La guerra che verrà
La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Quelli che stanno in alto
Quelli che stanno in alto si sono riuniti in una stanza.
Uomo della strada lascia ogni speranza.
I governi firmano patti di non aggressione.
Uomo qualsiasi, firma il tuo testamento.
Mio fratello aviatore
Mio fratello era aviatore
Un giorno ricevette la cartolina.
Fece i bagagli, e andò via,
Lungo la rotta del sud.
Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
Di spazio. E prendersi terre su terre,
Da noi, è un vecchio sogno.
E lo spazio che si è conquistato
È sui monti del Guadarrama.
È lungo un metro e ottanta
E di profondità uno e cinquanta…
Al momento di marciare
Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
è la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.
Quando chi sta in alto parla di pace
Quando chi sta in alto parla di pace
la gente comune sa
che ci sarà la guerra.
Quando chi sta in alto maledice la guerra
le cartoline precetto sono già compilate.
Sul muro c’era scritto col gesso
Sul muro c’era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l’ha scritto
è già caduto.
Adolfo Santoro