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domenica 13 ottobre 2024

TURBATIVE — il Blog di Franco Bonciani

Franco Bonciani

Franco Bonciani, fiorentino, tecnico, docente e dirigente sportivo, gestore di impianti natatori. Con uno sguardo attento e scanzonato su quello che gli succede attorno

Attentato a San Pietroburgo, qualcosa non mi torna

di Franco Bonciani - martedì 04 aprile 2017 ore 09:02

San Pietroburgo, 3 aprile 2017, una bomba esplode nella metropolitana alla stazione Sennaya, 11 morti, mentre in città si trova il Lìder Maximo russo, Vladimir Putin. Misteri, dubbi, qualcosa non mi torna.

San Pietroburgo è stata il mio sogno da quando avevo vent'anni, il luogo della grande letteratura russa dell'ottocento, la musica di Tchaikowsky, il museo dell'Ermitage ed il Palazzo d'Inverno, l'inizio della rivoluzione socialista, a quei tempi si chiamava ancora Leningrado.

Finalmente, nel luglio di due anni fa, il viaggio. Imbarazzante pensare che la città abbia "solo" trecento anni, che sia nata per volere di Pietro il Grande come fortezza avamposto per proteggere la Russia dagli attacchi delle popolazioni del Nord Europa. In poco tempo, strappando le terre al delta della Neva, con canali come quelli di Amsterdam e palazzi grandi ed imponenti come quelli di Parigi, diventa la capitale dell'Impero Russo, la residenza dei Romanov.

Quelle strade dove si aggirava Raskolnikov, la creatura di Dostoevskij protagonista di Delitto e Castigo, o Akakij Akakievič Bašmačkin, lo sfigatissimo personaggio del Cappotto di Gogol. Tutto è maestoso, imperiale, molto poco socialista. Lo sfarzo, la grandiosità sfacciata, certe sale imbarazzanti del Palazzo d'Inverno, la reggia degli imperatori (e imperatrici, tipo Caterina, per intendersi). Sale imbarazzanti come quella in cui sono esposti i porta bouquet, una grande stanza con bacheche piene di questi oggetti in metalli preziosi e gemme per portare (uno? mille?) mazzolini di fiori. Una stanza con solo questa roba qua: bella, ma insomma, c'era proprio bisogno di spendere tutti quei soldi per cose del genere? Bah...

In tutta questa magnificienza faceva un robusto contrasto la scarna essenzialità di un'opera come la metropolitana. Grande, anzi, enorme, destinata all'uso del popolo e non dei turisti: non c'è una fermata in prossimità delle attrazioni principali, anche l'Ermitage non è proprio vicino alla metro, c'è da scarpinare parecchio. La metro è per chi lavora, è del popolo di San Pietroburgo (anzi, Leningrado...). Pochi fronzoli, le stazioni sono brutte, gli allestimenti son quelli dei tempi del socialismo: robusti, paiono indistruttibili, l'impressione è che non sia stato necessario cambiare nemmeno una vite dai tempi dell'inaugurazione, acciaio inox di alto spessore, un'illuminazione che doveva essere triste anche negli anni settanta. Una banchina centrale grande, i treni che passano da una parte o dall'altra vanno nelle due opposte direzioni. Razionale, realista, socialista ma soprattutto sovietica.

Un luogo pubblico enorme, dov'è possibile vedere i volti, le espressioni, i comportamenti della gente. In certi occhi senza un sorriso leggi indifferenza e sospetto. Mai viste persone così poco sorridenti come quei russi, quasi che essere felici fosse proibito, e dar confidenza all'altro un pericolo - e credo che sia stato veramente così per troppo tempo sotto il regime comunista. Un luogo pericoloso, a rischio furti, e lo dico per esperienza vissuta: sono stato rapinato in una stazione senza riuscire a rendermi conto di cosa stesse succedendo.

Una metropolitana dove per raggiungere i treni devi scendere, e poi scendere ancora, ed ancora giù per quelle interminabili enormi scale mobili. La stazione più profonda è posta a 90 metri sotto il piano stradale, ma anche le altre non scherzano.
La stazione Sennaya, quella dell'attentato, si trova vicino a dove avevamo l'albergo, ci siamo entrati ed usciti una miriade di volte. Una stazione importante, con tre linee che ci passano, sotto ad una piazza frequentata, grande, con mercatini, centro commerciale, varia umanità. Immagino un'esplosione sotto terra, profonda, e come sia dura capire cosa è successo, e riparare tutto per ripartire. Me la sento addosso, la sensazione di sgomento e paura.

La voglia di saperne di più, di capire.
Ed il pensiero di un Putin che, per quanto ci viene dato di sapere, parrebbe in un momento di difficoltà interna. Contestazioni, manifestazioni di protesta, arresti che sdegnano, noi qui, lontani.

Pensare che spesso quando un regime ha dei problemi salta fuori l'attacco terrorista che fa strage di innocenti, ed allora si ricompatta il tutto, si rafforzano i poteri speciali, si riprende il controllo...
Fantasie?

Franco Bonciani

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