Album
di Marco Celati - martedì 29 luglio 2025 ore 08:00

Qui, nel tempo dove vivo, i giorni scorrono veloci. Non tieni il conto e sei già a venerdì. Il fine settimana passa in fretta e ti aspetta la prossima. Da vecchi sembra che non cambi mai la vita, che resti uguale e a volte non ricordo più chi siamo, chi sono. Che cosa è stato.
Perché non ci fermiamo mai dove si sta, purtroppo o per fortuna. E ciò che è vero è vero, sempre che un vero esista. Ma ciò che si sente, si sente. E preferisco raccontare quello che sento, a costo d’inventarlo.
C’è una foto che sto seduto sul prato, io tra i gemelli e loro con quell’aria che avevano, un po’ smarrita e triste e sarà la madre che forse ci ha ripresi.
E poi, in una vita successiva, la foto che ci ritrae al mare, con tua figlia, sulla spiaggia e chissà chi ci fotografa, chi ha preso quello scatto per noi, consegnandolo a quelli che saremo, a quello che sarà. Sorridevamo e si vedevano i colori dell’estate.
In un’altra foto la piccola su uno scoglio, tiene in mano una stella marina rossa e guarda avanti, verso noi, abbagliata dal sole.
Infine io in giacca e cravatta e te con la mia camicia che ti fa da veste corta sulle gambe e siamo in posa in piedi, a casa e ci vogliamo bene.
Il fascino delle istantanee è la loro memoria, ciò che raccontano o pretendono di raccontare ancora. Sono storie diverse e ricercarne il cammino, a distanza di tempo e di spazio, non è semplice. Bisogna curvare la dimensione spazio-temporale per risalire all’allora e al dove. Occorrono ricerca e sperimentazione. Oppure ci vorrebbe un “mandala”, come quello di Tabucchi per Isabel, nel libro postumo. Perché la fotografia e la scrittura sono un lascito e ci guardano, ci interrogano, a volte ci perseguitano. Fissano attimi assoluti, indecifrabili, irripetibili e “di tutto resta un poco, a volte un’immagine” o anche uno scritto.
Il residence della prima foto con i gemelli era una specie di Hotel California e per riandare a quegli anni bisogna ascoltare la canzone degli Eagles. E anche California Dreamin’ dei Mamas & Papas, che è quella che nella cover italiana la cantavano i Dik Dik e fa “ti sogno California e un giorno io verrò”. Da dove vengo io, questo è il percorso. Così sono arrivato a Bibbona, La California, ho chiesto alla reception dove eravate. Venivate dalla piscina e vi ho incontrato, ci siamo fatti quella foto, abbiamo giocato a pallone, poi sono andato e non sono più tornato. La foto è sullo schermo dell’iPad.
Un amico mi dette le chiavi della casa di Baratti, l’appartamento è vuoto, approfittane se vuoi. Puoi andare anche in treno, è di fianco alla stazione. Ci passa il treno da Baratti? Chiesi. Certo, nell’interno, rispose. E così la mattina raggiungevamo il golfo e si stava sul terrapieno erboso davanti al mare, un po’ all’ombra, un po’ al sole. Poi scendevamo sulla spiaggia a passeggiare nell’acqua bassa, mentre la bambina giocava con un’amica. Oppure si attraversava il bosco fino all’altro lato del golfo e là fu scattata quella foto che ci ritrae insieme sorridenti e non ricordo da chi e tu avevi un costume arancione e stavi benissimo. Altre volte preferivamo andare dalla parte della scogliera e lì, sul fondo, trovammo la stella rossa della foto.
L’istantanea in casa, non so se era Natale o un compleanno o un giorno qualsiasi e felice. Eravamo vicini e il tempo sembrava perdonarci. Non dividerci ancora, né mai, essere indulgente, essere per sempre.
E adesso che tanto tempo è passato e restano solo cartoline da un altrove, è questa alla fine l’illusione delle foto: che la vita duri e resti immutabile nei ricordi. Almeno finché viviamo e ricordiamo. Anche se siamo lontani e sono altri tempi e diverse vite, che sembrano universi paralleli o sliding doors. Ma, in fondo, il tempo è il tempo e la vita, vita.
Buona fortuna
Marco Celati
Pontedera, Luglio 2025
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“Per Isabel, Un mandala”, Antonio Tabucchi
“Hotel California”, The Eagles
https://youtu.be/09839DpTctU?si=3fAibGgU78AMUg97
“Sognando la California”, Dik Dik
https://youtu.be/ZbTfEtgEEJU?si=JhzRJEYcy_qIIASa
Marco Celati