Giovanni Maranghi: una storia di arte e poesia
di Riccardo Ferrucci - venerdì 11 gennaio 2019 ore 07:00
Giovanni Maranghi nasce nel 1955 a Lastra a Signa (Fi). Svolge i suoi studi nella vicina Firenze, si diploma al Liceo Artistico “Leon Battista Alberti” per poi iscriversi alla Facoltà di Architettura dell’ateneo fiorentino. Alterna gli studi da universitario con la frequentazione dei corsi di nudo libero presso l’Accademia delle Belle Arti. Frequenta in quegli anni artisti del calibro di Primo Conti, Lucio Venna e Paulo Ghiglia. Ha tenuto importanti mostre in Italia e all’estero e si segnala come uno degli autori più importanti nel panorama artistico toscano. Recentemente ha realizzato una mostra molto suggestiva a Milano al MAC “Ama solo me” con il testo critico di Angelo Crespi. Artista sospeso fra presente e futuro, fra tradizione e modernità, Giovanni Maranghi è noto per la sua attitudine strenuamente sperimentale, che lo porta ad arricchire la pratica pittorica con una varietà impressionante di tecniche e materiali. Accanto al colore, indagato in tutti i suoi aspetti, grazie al bilanciamento costante di apporti segnici e gestuali ed eleganti pattern esornativi, la linea è l’elemento fondante della sua grammatica pittorica. Una linea, tutta giocata sulle potenzialità evocative di un segno rastremato e sintetico ma, allo stesso tempo, delicato ed elegante come le donne che Maranghi ritrae.
Vorrei iniziare con la tua ultima mostra “ Ama solo me” che hai presentato a Milano alla Fondazione Maimeri, una mostra che racconta il tuo lavoro in un modo scenografico ed onirico.
Per me è stata una mostra molto importante resa possibile dalla collaborazione con la Galleria Casa d’Arte San Lorenzo e dalla curatela del critico Angelo Crespi. Gli spazi della Fondazione sono molto belli e mi hanno permesso di presentare quadri di grandi dimensioni e su una grande parete una quadreria con 68 dipinti di piccole dimensioni.
Nel ripercorre alcuni momenti significativi del tuo lavoro non possiamo dimenticare la tua mostra “Una storia in bianco e nero” presentata a Palazzo Medici Riccardi dove hai raccolto numerosi tuoi disegni.
La storia di questa mostra nasce da un’idea che ho avuto, insieme a Roberto Milani e Filippo Lotti, parlando dei miei taccuini di viaggio, dove annoto visivamente tutto quello che vedo intorno a me. I miei disegni riempiono le pagine di vari album, dove racconto in modo personale la mia storia. E’ nata l’idea di raccontare nuovamente questa storia attraverso la creazione di nuovi disegni che partono comunque da questi fogli dove annoto, giorno per giorno, il mio diario visivo. Lo spazio espositivo disponibile era di oltre centro metri ed allora ho realizzato una grande striscia di disegni con un’ altezza di oltre un metro amplificando i mie appunti che nascevano in dimensioni molto più ridotte. Una storia in bianco perché sulle pareti bianche dello spazio espositivo c’erano soltanto in mie segni in nero.
Un’altra caratteristica del tuo lavoro è quello di utilizzare tecniche diverse per arrivare all’opera finale, non limitandoti ad usare soltanto mezzi tradizionali come l’acrilico o l’olio.
Ho fatto ricorso al Kristal, che è un materiale raramente utilizzato dai pittori, per arrivare a qualcosa di diverso, per cercare di trasmettere un’emozione nuova. Quando sei in uno studio per molte ore al giorno la voglia che nasce è quella di sperimentare delle tecniche nuove, per arrivare a creare qualcosa di inedito e sorprendente. Nel corso della vita ogni artista modifica il suo modo di essere, inizialmente dipingevo utilizzando soltanto il pennello, poi negli anni novanta ho scoperto la matita,il lapis, il disegno per avere un approccio immediato con le mie figure, i miei segni. Ho cominciato a sperimentare dei materiali diversi, delle resine, poi ho trovato il Kristal, dopo aver stampato su molti materiali differenti, che è un Pvc dove stampo qualcosa che deriva da un originale elaborato al computer; comunque la prima intelaiatura di queste opere è su carta che un materiale sul quale dipingo e intervengo direttamente, poi incollo il Kristal che crea un effetto combinatorio sulla fusione dei due supporti e crea una sorta di momento magico di creazione.
Hai realizzato un calendario molto bello per il 2019 con l’editore Pagliai, come è nato questo tuo progetto?
Non ho avuto un tema specifico e l’editore mi ha lasciato libero di procedere nel modo che sentivo più congeniale. Nel mio lavoro mi sono lasciato trasportare dal colore ed ho lavorato sulle figure di donna, che resta il tema centrale del mio lavoro.
La tua pittura sta avendo un successo molto forte all’estero, pensiamo ad una tua recente esposizione in Germania, anche se vediamo nel tuo lavoro un forte legame con la Toscana e l’Italia.
Devo essere sincero all’inizio quando ho cominciato a sperimentare questi materiali nuovi ho percepito molte resistenze e perplessità soprattutto in Toscana, all’estero ho trovato più facilmente un pubblico e una critica che si confronta con l’opera realizzata, senza giudizi preventivi sulle tecniche e i metodi utilizzati.
Per il 2019 quali sorprese ci riservi con il tuo lavoro ?
C’è un progetto molto bello a cui sto lavorando da tempo e prevede una mia personale a Matera che quest’anno è Capitale Europea della cultura. La mostra dovrebbe essere ospitata in un luogo storico e di grande fascino, ormai è oltre vent’anni che frequento Matera ed ho un amore particolare per questa città unica.
Riccardo Ferrucci