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Lavoro lunedì 03 febbraio 2014 ore 17:28

Irpet, la Toscana perde meno di altre regioni. Tengono il cuoio e le pelli

La nostra regione sta reggendo meglio i colpi della crisi. Bene il settore pelli, cuoio e calzature



REGIONE — Negli ultimi anni si registrano perdite inferiori alle altre regioni e performance positive, sul fronte delle esportazioni, di gran lunga superiori alla media italiana, grazie anche ''a un gruppo di imprese manifatturiere molto dinamiche e vocate all'export che spingono l'economia regionale versi nuovi 'sentieri'''. E' quanto emerso oggi nel corso della conferenza di inizio anno di Irpet in cui è stata presentata un'analisi sulle aziende toscane. All’interno dell’industria hanno un peso considerevole il settore pelli cuoio e calzature, il tessile, l’abbigliamento e confezioni; seguono la lavorazioni dei metalli e la meccanica.

Come sottolineato nell'occasione dal presidente della Regione Enrico Rossi ''in un paese che non va bene, scopriamo che la Toscana regge l'urto meglio dell'Italia e delle altre regioni. Questo vale, dall'inizio della crisi, per l'andamento del Pil (Toscana -4,3%, Italia -5,9%), degli investimenti (-4,2% rispetto al -13,1 nazionale) e dell'export (Toscana +16,6%, Italia 2,6%)''. Il governatore ha sottolineato di non sapere ''a cosa attribuire questa 'resilienza' e capacita di rilanciarsi. Penso che un contributo sia stato dato anche dalle istituzioni, che hanno individuato nel manifatturiero il punto di forza fondamentale della nostra economia e che hanno saputo usare bene i fondi comunitari, 450 milioni di euro tra il 2008 e il 2013, che hanno generato un volume complessivo di investimenti di circa 850 milioni''.

Secondo il direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti, ''la Toscana è la regione italiana che dall'inizio della crisi ha saputo maggiormente accrescere le sue vendite all'estero e tenere meglio su altri fronti come il Pil o l'occupazione. Questo fenomeno lo ritroviamo in piu' settori del manifatturiero, da quelli piu' tradizionali e quelli meno''. Per Casini Benvenuti, ''questo vuol dire che c'e' un gruppo di imprese, ne abbiamo contate circa 3.500, che hanno registrato crescite di fatturato e export interessanti e che meglio si sono adattate alla situazione. Ora - ha concluso - siamo in una fase di transizione e giocoforza dovremo abbandonare il vecchio sentiero e trovarne un altro. Queste aziende ci aiutano a capire quale sentiero intraprendere''.


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