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“La diplomazia della rissa”, la geopolitica cambia anche il linguaggio

ROMA (ITALPRESS) – Il mondo sta cambiando velocemente: stanno mutando gli equilibri geopolitici e le vecchie alleanze si stanno sgretolando. E cambia anche il linguaggio che viene usato dai politici e dai diplomatici. E’ questo il tema al centro del libro “La diplomazia della rissa”, edito da FrancoAngeli. Per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress […]



ROMA (ITALPRESS) – Il mondo sta cambiando velocemente: stanno mutando gli equilibri geopolitici e le vecchie alleanze si stanno sgretolando. E cambia anche il linguaggio che viene usato dai politici e dai diplomatici. E’ questo il tema al centro del libro “La diplomazia della rissa”, edito da FrancoAngeli. Per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress Claudio Brachino ha intervistato i giornalisti Stefano Polli e Renato Vichi, co-autori del volume insieme con il collega Antonio Picasso.“Stiamo assistendo a un cambiamento geopolitico che a tratti è violento e feroce – spiega Stefano Polli -. Il vecchio ordine mondiale non esiste più, siamo in un disordine mondiale, stiamo andando verso qualcosa di nuovo che non conosciamo. Abbiamo cercato di raccontare tutto questo con una chiave di lettura diversa, attraverso il cambiamento del linguaggio. I grandi leader, non solo Trump e Putin, ma anche gli europei, parlano in un modo diverso. Il linguaggio è diventato più semplice, semplificato con un’accezione negativa, a volte un pò più imbarbarito. L’uso delle tecnologie influisce perchè tutti questi leader comunicano attraverso i social. Trump annuncia i dazi con un messaggio su X. Il cittadino comune spesso non ha gli strumenti, a volte non ha neanche il tempo di approfondire e di capire, siamo sommersi da informazioni che arrivano molto semplificate, molto facili, però non c’è approfondimento, non c’è qualità”.I cambiamenti repentini riguardano anche le trattative in corso per la tregua in Ucraina. “Le negoziazioni sono continue, e la pace ci vuole, l’Europa è spaventata dalla possibilità che la guerra continui e si espanda. La speranza è che si arrivi a una soluzione”, sottolinea Renato Vichi. Anche sul fronte ucraino, la comunicazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump spesso disorienta osservatori e opinione pubblica. “Probabilmente al grande pubblico piace il suo stile comunicativo molto diretto – afferma Vichi -. Il problema è che una volta dice una cosa e una volta ne dice un’altra, ma è anche vero che il mondo stesso cambia dal giorno alla notte, così come le trattative. Forse è questo il meccanismo al quale non siamo abituati: la velocità dei cambiamenti, è uno dei temi che noi tocchiamo proprio nel libro”.Stefano Polli nel 2022 ha intervistato il presidente russo Vladimir Putin. “La sua posizione è sempre la stessa e ripete le stesse cose ormai da dieci anni – spiega -. Lui dice sostanzialmente che la dissoluzione dell’Urss è stata terribile per la Russia, che la Russia merita un altro ruolo nel mondo e che questo ruolo va riconosciuto, l’allargamento della Nato viene vissuto come un affronto. La Russia è il paese aggressore, l’Ucraina è il paese aggredito, tutto è molto chiaro, su questo non si discute, ma il punto di vista russo è abbastanza facile da capire e per questo sono molto preoccupato. Perchè Putin ha tempo a disposizione, non ha la fretta di Trump che vuole chiudere in qualsiasi modo la guerra in Ucraina”.“Noi non siamo più abituati a parlare di guerra, fortunatamente – prosegue Polli -. Noi e i nostri figli siamo cresciuti nella pace, nella democrazia, nella libertà. Abbiamo pensato che fosse una situazione che potesse andare avanti in eterno, purtroppo non è così, perchè abbiamo una guerra ai confini, e anche una guerra ibrida in corso. Dobbiamo essere consapevoli che già c’è e quindi dobbiamo agire di conseguenza. Non è facile da digerire una cosa del genere, da metabolizzare, non siamo abituati perchè vogliamo la pace”.“La diplomazia è un grande strumento che esiste ancora, il problema è che siamo arrivati a uno scambio unilaterale tra leader politici, nel quale purtroppo la parola che viene detta è la minaccia”, afferma Vichi. Al contrario, “la parola concordia usata da Papa Francesco è meravigliosa, e oggi tra i leader mi piacerebbe un dibattito pubblico nel quale ci fosse anche Leone XIV, che ha parlato proprio della pericolosità dell’uso violento delle parole”. – Foto Italpress – (ITALPRESS).

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