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Cronaca martedì 07 gennaio 2014 ore 11:01

Polemica sul salario accessorio. Cobas: "non devono pagare i lavoratori"

All'intenzione del Comune di San Miniato di riprendersi i soldi del salario accessorio dai dipendenti, replicano duramente i Cobas



SAN MINIATO — "Non devono essere i lavoratori a pagare gli errori dei sindaci revisori e dei dirigenti". Questo in sintesi l'intervento dei Cobas in un comunicato, contro le intenzione del municipio sanminiatese.


"Quanto sta accadendo ha dell'incredibile alla luce di una semplice considerazione: la quantificazione delle risorse decentrate spetta esclusivamente all'ente in virtù degli articoli 31 e 32 del Cnnl autonomie locali 2004 - si legge in una nota dei Cobas -. Il sindacato non ha il compito di definire la composizione del fondo, può e deve solo chiedere una verifica del procedimento seguito, ma nulla di più".

"Se la composizione del fondo è prerogativa della parte pubblica, non si capisce la ragione per la quale si ritenga il sindacato, a distanza di anni, corresponsabile della distribuzione di eccedenti quote di salario accessorio che scaturiscano da un fondo la cui definizione è avvenuta per iniziativa unilaterale della parte pubblica - continua la nota -. Partiamo dalla necessità di affidare un incarico ad un consulente esterno di altro comune, anche perché, per evitare di rispondere di danno erariale, il Comune doveva avere preliminarmente accertato l'impossibilità di provvedere a fare certe verifiche tramite il suo personale interno".

"L’amministrazione di San Miniato ha optato per una consulenza esterna non ritenendo capaci i suoi stessi dirigenti/responsabili? - continuano i Cobas nella nota -. Ma all'interno dell'ente non ci sono figure professionali pagate per controllare e verificare questa documentazione, allora perché ricorrere a un incarico esterno?
Questo ha determinato una penalizzazione in sede di erogazione sui premi di risultato, da parte dell'organismo indipendente di valutazione?. Quali iniziative intende assumere l’amministrazione nei confronti dei soggetti (dirigenti o politici) che hanno assunto gli atti con cui è stato determinato il fondo dal 2003 in poi?".

"Il collegio dei revisori ha mostrato nel periodo un comportamento ambiguo - proseguono i Cobas -. Se ci sono state irregolarità nella composizione del fondo, perché allora da parte dei revisori è stato espresso parere favorevole? Non crediamo che il collegio non possa nascondersi dietro le proprie competenze burocratiche".

"I responsabili delle risorse umane chiedono alla parte politica di chiarire le modalità con cui intendono procedere al recupero delle somme (dal 2003 al 2011 ), pari circa 511mila euro di cui poco più della meta equivalenti al salario accessorio già percepito dal personale ATA. Per il resto forse ci si riferisce al salario accessorio già percepito da personale nel periodo interessato a procedure di “esternalizzazione”? - prosuegue ancora la nota dei Cobas -. La messa in mora dei soggetti che “ a vario titolo ” sono intervenuti nella costituzione e certificazione dei fondi dal 2003 al 2011 includendovi poi inspiegabilmente i dipendenti che hanno partecipato alla ripartizione dei fondi che si sono rivelati errati".

E concludono: "Se non risarciscono l’ente i responsabili, il recupero sugli anni pregressi potrebbe avvenire abbattendo al minimo le indennità per dirigenti e posizioni organizzative e\o recuperando da questi soggetti le somme occorrenti. In alternativa l’ente potrebbe ridurre il numero delle posizioni organizzative da subito ( senza aumentarne le indennità pro capite) e legare qualsiasi futuro aumento delle stesse esclusivamente a piani di razionalizzazione della spesa che producano risparmi stabili a seguito della riduzione delle figure dirigenziali".


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