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martedì 10 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

​Il vino incrocia la generale storia umana

di Nadio Stronchi - mercoledì 27 novembre 2024 ore 09:00

E’ sempre necessario leggere la storia, in questo caso enoica di autori meticolosi ma, sempre, col beneficio del dubbio e della ricerca per avere conferme, che on è facile trovarle; C’è sempre una verità all’ultimo minuto. E’ così per gli storici Repetti: sulla storia morfologica e filologica dei territori (soprattutto della Toscana) e del Targioni: di botanica e mineralogia. I due, a modo proprio hanno parlato anche di vite e di vino. Giovanni Targioni Tozzetti di più di viticoltura. Dobbiamo essere, però, consapevoli che la ricerca scientifica era in quei tempi, XVIII e XIX secolo, povera di metodologie, perciò empirica; facevano quello che potevano. Trascrivo un sunto di un trafiletto del Targioni per dare un idea, che alla fine le notizie crescevano e si diffondevano con citazioni di autori classici e medioevali.

Anche nei racconti della gente. Qui sotto si ha un esempio parlando della vitis silvestris vinifera.

La prima è una vite Vitis silvestris vinifera maritata al cerro, la seconda ha origine dalla vitis silvestris vinifera, ma addomesticata

Viti che si trovavano nei fitti boschi abbarbicate ad alte piante, a causa degli uccelli che mangiavano acini di quelle uve e trasportavano i vinaccioli, con i loro escrementi un poco ovunque, appollaiandosi su alti alberi. Notizie su queste viti con grossi tronchi si posso raccogliere in testi di esperti e pseudo-esperti, oppure da vecchi contadini che hanno abitato vicino ai boschi. E’ il caso dei boschi di Monte Bamboli nel Comune di Massa Marittima. E’ un’uva dai piccoli grappoli con acini piccoli, molto piena di polifenoli e tannini dando al vino, che facevano i boscaioli o i contadini, che vivevano ai margini dei boschi, molta longevità (anche di venti anni). La vite selvatica (vitis Silvestris Vinifera) è sempre stata oggetto di studi; Ultimamente con mezzi molto tecnici e scientifici per levarne il suo DNA e creare viti domestiche più efficienti. I termini semplici per definirla sono: Silvestris: uguale a agreste. Viticcio: uguale a tronco di vite. Origine: 11 mila anni fa nella regione del Caucaso da vinaccioli trovati in luoghi archeologici. Fino a poco tempo fa era datata di 8000 anni fa, ma dalle ultime scoperte si è dovuto datarla tornando indietro di 3000 anni, cioè 11000 anni. A Castagneto Carducci c’è un docente di viticoltura, Attilio Scienza, sta portando avanti degli studi sulla vite selvatica, coltivandola nella sua azienda attraverso il progetto VINUM. Si può andare a vedere e domandare di che cosa si tratta. Ci vuole un appuntamento, Tel 765013, il luogo è via Bolgherese.

Immagine posterizzata

Contadino abitante in Monte Bamboli, (Dondoli) (1980) che beve vino fatto con uva (zampina) cioè con uva di vitis silvestris vinifera cresciuta nei boschi adiacenti il podere. Mi fu offerto di degustarlo. In un piccolo gotto il quale mi dette queste sensazioni. colore: violaceo intenso. Olfatto: vinoso, intenso di frutti neri (tra cui la ciliegia e la prugna appassita) Gusto: fitto in cui c’è subito il tannino, un poco astringente ma che si attutisce con la sensazione di dolce (forse dalla incompleta fermentazione), Sensazione finale lunghissima. Vino che non si può classificare, ma decente per chi lo faceva.

Nadio Stronchi

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