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Attualità venerdì 22 febbraio 2019 ore 16:44

L'ex sindaco scrive al Comune per la maestra

Lettera aperta al Consiglio comunale di Smam in merito al conferimento della cittadinanza onoraria post-mortem alla maestra Gabriella De Cori



SANTA MARIA A MONTE — Questa la lettera che Bernardo Vellone, sindaco di Santa Maria a Monte dal 1994 al 2003, ha scritto ai consiglieri comunali:

"Il 22 febbraio 1944 il convoglio n. 8 avviava ad Auschwitz, per il solo fatto di essere ebrei, 650 esseri umani raccolti nel Campo di Fossoli a seguito di rastrellamenti condotti dai nazifascisti; nel tragico elenco, assieme a Primo Levi, troviamo i nomi di due donne, Gabriella e Vera De Cori, le quali per alcuni anni avevano vissuto nel Comune di Santa Maria a Monte. Le sorelle De Cori erano figlie di Vittorio e Giuseppina Ambron; Gabriella era nata il 1 maggio 1896 a Pisa, mentre Vera aveva visto la luce il 16 aprile 1903 a Reggio Emilia.

I rapporti con la nostra comunità si devono essenzialmente a Gabriella che, diplomatasi maestra a Casale Monferrato, fra il 1931 ed il 1938 insegnò presso la scuola elementare del Capoluogo, fino all’entrata in vigore dei due regi decreti (numeri 1390 e 1779) firmati fra settembre e novembre 1938 a San Rossore; tali atti normativi sancirono l’espulsione degli ebrei dalle scuole di ogni ordine e grado. Avvenne dunque che la maestra Gabriella, all’inizio dell’anno scolastico 1938-1939, si vide costretta a salutare baciandoli tutti uno ad uno, come testimoniatoci anni fa da un allievo di allora, gli alunni della IV classe elementare del Capoluogo ( allora ospitata presso i locali posti al piano terreno del Palazzo Comunale) per essere sostituita dalla collega Genny Castellani Bernardini. La perdita dell’incarico di insegnante rappresentò per la maestra Gabriella l’inizio di un periodo di crescenti difficoltà, solo in parte attutito dall’insegnamento svolto presso la scuola per israeliti di Viareggio nel periodo 1940-1943. A partire dal 1943, complice l’occupazione militare nazista dell’Italia, l’esistenza da discriminata per motivi razziali precipitò in quella di perseguitata. Gabriella e Vera vennero arrestate alla fine del mese di gennaio 1944 mentre si trovavano a Prunetta, nel Comune di Piteglio ( oggi San Marcello Piteglio), sfollate insieme all’anziana madre nel vano tentativo di sfuggire alle retate operate dalle milizie nazifasciste. Le due sorelle, sembra a seguito di delazione svolta in loco, dopo essere state arrestate vennero consegnate alle S.S. di Firenze e, come detto, dopo un breve internamento inviate ad Auschwitz, da dove non fecero ritorno.

La maestra De Cori nel corso dei sette anni trascorsi nella nostra Comunità come insegnante elementare ebbe modo di entrare in contatto diretto con decine di bambine e bambini, venendo a conoscenza di tante situazioni personali legate a contesti di difficoltà economica e culturale, con famiglie necessariamente prese da necessità di tipo materiale e scarsamente attente alla vita scolastica dei figli. Era il nostro uno Stato in cui tutti gli aspetti del vivere quotidiano venivano ad essere rigidamente inquadrati e controllati in funzione politica. Gabriella non sfuggì certo, al pari della quasi totalità del corpo docente a tutti i livelli dell’istruzione, da questa logica: “non mi sono mai azzardata a mancare di riguardo ai superiori (non per niente sono figlia di militare) e so che il superiore è sempre superiore” annotava nel registro; tuttavia dalla lettura dei resoconti sull’andamento didattico emerge sincera partecipazione circa i progressi scolastici, ancor maggiore per gli insuccessi, dei propri alunni, senza nascondere amarezza di fronte ai fallimenti e vibrate critiche circa le condizioni strutturali in cui lei ed i suoi alunni trascorrevano le ore di lezione; al riguardo annotava: “ Com’è scomoda questa aula … troppo ristretta per contenere una quarantina di alunni. Il soffitto è basso, e dopo pochi momenti che le finestre sono chiuse manca l’aria”. Una testimonianza ci ricorda che non ebbe esitazioni a rappresentare energicamente al Podestà, lei che pure era iscritta al locale fascio femminile, la situazione malsana e antigienica dell’aula dove svolgeva lezione.

E’ vero che l’azione didattica della nostra maestra risulta meritevole di gratitudine, considerazione e ricordo al pari di tanti altri docenti che si sono presi cura dell’educazione dei santamariammontesi nel corso del tempo. Tuttavia il tragico epilogo che la ferocia di ideologie aberranti ha voluto riservare a questa insegnante costituisce un unicum nella nostra storia comunitaria. La memoria della Shoah appartiene indubbiamente all’umanità, quindi a tutti noi; declinarla a livello locale, specie se in presenza di vicende vissute in loco, può rappresentare un quid in più sulla strada di una memoria collettiva e condivisa ancora da raggiungere.

E’ un dato oggettivo che atteggiamenti di antisemitismo stiano con sempre maggiore forza e frequenza connotando la vita dell’Europa; mentre scrivo si ha notizia della profanazione del cimitero ebraico di Quatzenheim in Alsazia, atto vandalico che segue di pochi giorni l’aggressione al filosofo di origini ebraiche Alain Finkielkraut.

Nel 2019 ricorre dunque il 75° anniversario della deportazione e della morte di Gabrielle De Cori. Da quando alla fine del secolo scorso questa vicenda umana è stata sottratta all’oblio, grazie in maniera particolare all’Associazione culturale “Storie Locali”, molte sono state le iniziative e le occasioni che hanno avuto come tema la vita e la morte di persone, come Gabriella, vittime della Shoah. Credo che ancora molto sia necessario e si debba fare per dare futuro alla memoria. Credo, altresì, fermamente che insignire la maestra Gabrielle De Cori della cittadinanza onoraria di Santa Maria a Monte rappresenti un atto dovuto sia sotto il profilo della riconoscenza per l’opera di educatrice che ha svolto per anni nella nostra scuola ed interrotta solo a seguito delle leggi razziali, sia in un’ottica di ancorare ancor più saldamente la memoria della Comunità a quella della Storia del Novecento in tutte le sue pagine, specie quelle tragiche sulle quali a tutti noi, istituzioni in primis, è richiesto di continuare a riflettere affinché non abbiano mai più a ripetersi".


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