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Cronaca venerdì 17 gennaio 2014 ore 14:56

Patrick Tancredi dice sì al referendum sul nuovo ente. "Ma devono cambiare le premesse"

Il neo candidato alle primarie del pd di Santa Croce dice la sua sull'Unione dei Comuni



SANTA CROCE — Ieri sera si è svolta a Santa Croce l'assemblea comunale durante la quale il gruppo consiliare di Fi-Pdl ha presentato una mozione al sindaco sulla questione dell'Unione dei Comuni, con cui si richiede un referendum consultivo come da statuto comunale.
 
Patrick Tancredi, candidato alle primarie del Pd in vista delle prossime amministrative, sostiene l'idea dell'opposizione.

Con il voto in consiglio comunale di ieri sera si è aperta la strada all'adozione di uno strumento, quello dell'Unione dei comuni, che cambierà sostanzialmente il modo di fare politica a livello locale.

Si è molto discusso in questi giorni sulla bontà o meno di questa scelta. Al di là del parere personale quello che è certo è che oggi le amministrazioni locali, in special modo quelle sotto i 15mila abitanti, versano in uno stato di enorme difficoltà dovuto a un carico di responsabilità sempre maggiore a fronte di mezzi inadeguati a sostenerle.

Come se non bastasse sono costrette a giocare il ruolo ingrato di esattori per conto dello Stato, che le porta inesorabilmente ad inimicarsi i cittadini e ad allontanarli ancora di più dalla politica. L'Unione dei Comuni è, in questo senso, una risposta tangibile alla necessità di affrontare problematiche di gestione attraverso risorse sempre più esigue.

Considerando la vastità del territorio del Comprensorio, la scelta di una semplice fusione con Castelfranco, a suggello della storica cuginanza, rischia di essere una risposta poco pertinente rispetto alla portata del problema. E' proprio con l'Unione dei Comuni che si verranno a creare invece le condizioni per la fusione di realtà locali tra loro omogenee per identità culturale, vocazione economica e posizione geografica. Nel mio programma, ad esempio, c'è la ferma intenzione di ridurre drasticamente il carico fiscale delle imprese ed adottare coraggiose politiche di rilancio.

Quest'azione politica avrà una sua efficacia solo se abbraccerà l'intero distretto, le cui problematiche, simili in molte realtà, si estendono ben al di fuori dei confini amministrativi della sola Santa Croce. Diversamente non avrebbe senso dare il via ad interventi importanti. Non ci sarebbero le adeguate risorse ed i benefici sarebbero estremamente limitati.

É ovvio che l'Unione dei comuni è anche una delle tante possibili strade per arginare il rischio di una deriva irreversibile. La scelta della giunta comunale di Santa Croce è stata in questo senso, oltre che un atto di indirizzo politico, un atto di enorme responsabilità nei confronti della cittadinanza. Ma rimane pur sempre un'idea, e come tale confutabile da altre, provenienti da altre aree della politica o del movimentismo, ritenute migliori o più efficaci.

Per questo ben venga la consultazione referendaria, che chiami i cittadini a decidere sul sistema che andrà a governarli. Anche in considerazione del fatto che una bella fetta dell'elettorato, come ad esempio coloro che hanno votato il Movimento 5 stelle alle scorse politiche, non hanno nell'attuale compagine consiliare alcuna rappresentanza.

Per questo contesto all'opposizione non il merito dell'iniziativa, ma la bontà delle premesse su cui hanno deciso di presentare la loro mozione (da lì la mia scelta di non votarla). Non è certo sulla base di una presunta superiorità morale di certe prese di posizione, piuttosto che di altre, o sbandierando lo spauracchio di un aggravio dei costi della politica, che si può invitare l'elettorato a pronunciarsi.

Da parte mia è massima la disponibilità a sostenere la partecipazione attiva della cittadinanza alle scelte amministrative del territorio, come ho ampiamente dimostrato nel mio recente passato, purché non viziate da valutazione di carattere pretestuoso, ma solo dettate dal buon senso”. 


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