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Cronaca mercoledì 12 novembre 2014 ore 11:13

Frode fiscale da milioni di euro, 14 indagati

Più di 4milioni di euro i redditi non dichiarati da una società nel settore cuoio. Tasse evase per più di un milione di euro



SAN MINIATO — Sono quattordici le persone denunciate dalla guardia di finanza di San Miniato, per frode fiscale nel settore del cuoio e delle calzature. L'accusa è quella di occultamento di redditi imponibili sottratti a tassazione ed il successivo riciclaggio di tali somme di denaro (reato di infedele dichiarazione e riciclaggio). L'indagine della guardia di finanza ha portato alla scoperta di redditi non dichiarati per 4 milioni e 400.000 euro, Iva dovuta per 330 mila euro, Iva relativa per 740 mila euro  ed Irap dovuta per 145 mila euro.

L’attività della guardia di finanza è partita da una segnalazione per operazioni sospette relativa ad una casalinga nullatenente, per la quale sono state segnalate ingenti movimenti di denaro sui conti correnti della medesima. Dalle indagini è emerso che tali conti correnti, unitamente ad altri individuati attraverso l’anagrafe dei conti, sono stati in realtà utilizzati dallo zio della segnalata per effettuare operazioni commerciali extracontabili riconducibili al cuoificio di cui è amministratore.

Sono state individuate ed esaminate, per gli anni dal 2009 al 2012, una serie di movimenti che secondo la guardia di finanza sarebbero di dubbio fondamento economico (in particolare la negoziazione di assegni per circa 2 milioni di euro in entrata e altrettanti in uscita) che hanno permesso di far emergere il meccanismo. 

Dalle indagini l’operatività riscontrata sarebbe da ricondurre a operazioni attive non documentate dal cuoificio (vendite di merce “in nero”), eseguite nei confronti di clienti compiacenti. In tal modo il titolare del cuoificio, anche attraverso la complicità della nipote, ha utilizzato i conti correnti formalmente non riconducibili alla sua società, sui quali ha fatto transitare le somme di denaro percepite in nero, per precostituirsi un fondo. 

In modo da avere a disposizione somme di denaro da utilizzare direttamente per spese personali, ovvero corrisposte a persone fisiche riconducibili per lo più a società “clienti” del cuoificio, denaro utilizzato come “incentivo” per mantenere le commesse ricevute, soprattutto nell’attuale fase di congiuntura economica negativa. 

In tal modo, gli amministratori e i soci delle società compiacenti hanno conseguito e beneficiato periodicamente di una ricchezza derivante da una economia sommersa. Le stesse persone hanno sostituito il denaro ricevuto, disperdendone le tracce ed ostacolando l’identificazione della provenienza illecita dello stesso. 


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