Cronaca mercoledì 12 marzo 2014 ore 18:20
Confesercenti, Sbrana: "Negativo il 2014. Dobbiamo far ripartire i consumi"

In provincia 119 attività chiuse, 36 solo nel comune pisano. Donne e imprenditori over 50 i più scoraggiati. Bene gli ambulanti
PROVINCIA — Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra gennaio e
febbraio il saldo tra aperture di nuove attività e cessazioni è ancora negativo
eccezion fatta per gli ambulanti.
Un dato tra i peggiori, se non il peggiore
negativo, degli ultimi anni: a chiudere, sempre secondo le analisi
dell’Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50, mentre
ad aprire con maggior frequenza, invece, giovani e stranieri.
Nei primi due
mesi del 2014 sono state 119 le attività che hanno cessato in tutta la
provincia, 36 delle quali sono nel comune di Pisa. Analizzando le singole
categorie, colpisce ancora una volta il dato degli ambulanti, l'unico con il
saldo positivo: 41 le nuove aperture in provincia (27 le cessazioni), 15 quelle
nel capoluogo (solo 5 le chiusure). Continua invece la crisi di abbigliamento e
ristorazione. Per quanto riguarda il primo settore in provincia tra gennaio e
febbraio una sola nuova apertura a fronte di 18 chiusure; a Pisa 5 cessazioni e
nessuna nuova iscrizione. Peggio i settori di ristorazione e bar che in
provincia registrano un saldo negativo di 37 attività e a Pisa città di 21.
“Il
2013 è stato l’ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e,
soprattutto, dei consumi peggiore del previsto - commenta Marco Sbrana,
direttore di Confesercenti Toscana Nord -. Un’eredità pesante, che nei primi
due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese. Dopo
l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare
l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo invece la
strada della chiusura. Anche perché il mercato interno è ancora in una fase
acuta di crisi e la riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi”.
Da Sbrana
quindi un appello sia a livello nazionale che locale. “Dobbiamo restituire agli
italiani un po’ di risorse e far ripartire i consumi. Se non troviamo un modo
per risollevare la domanda interna, le piccole e medie imprese, e non solo
quelle attive nel commercio e nel turismo, chiuderanno in numeri sempre
maggiori, contribuendo ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà
imboccata dall’Italia. A livello locale – conclude il direttore – bisogna
mettersi finalmente ad un tavolo per rimodulare le tariffe (dal suolo pubblico
ai rifiuti) e soprattutto per lavorare su strumenti urbanistici che regolino le
facili aperture le cui conseguenze sono evidentemente negative. Senza dimenticare
infine la grande distribuzione; basta con i facili entusiasmi per strutture che
non fanno altre che drenare risorse locali con poche ricadute sul territorio”.
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