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Attualità venerdì 29 maggio 2015 ore 19:35

Un tracciato alternativo alla via Francigena?

L’epigrafe ritrovata nei pressi della chiesa di San Nazario delle Cerbaie lascia aperti molti interrogativi. Il commento del professor Malvolti



FUCECCHIO — Proprio in questi giorni, in contemporanea con l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima alla Chiesa di Galleno e al santuario di Santa Maria alla Querce, dove rimarrà fino a domenica 31 maggio, si sono accesi nuovamente i riflettori sulla via Francigena e in particolare sull’interpretazione di un’epigrafe ritrovata alcuni anni fa che potrebbe aprire nuovi scenari sulla famosa strada medievale facendo addirittura ipotizzare ad alcuni l’esistenza di un tracciato alternativo che sarebbe esistito nell’undicesimo secolo.

Alcuni anni fa, infatti, presso il santuario della Madonna della Querce, fu ritrovata un’epigrafe la cui esistenza era nota nei secoli passati, ma di cui si erano da tempo perse le tracce. Ne scrisse anche l’erudito santacrocese Giovanni Lami che nel suo Odeporico riferì come nell’antica chiesa di Querce si trovavano molti bellissimi marmi, tra cui la seguente iscrizione: “Hic sunt reliquiae duodecim apostolorum” (Qui sono le reliquie dei dodici apostoli).

Gli esperti, sulla base della forma dei caratteri, ritengono che l’epigrafe possa risalire all’undicesimo secolo, quando anche in questa area, come in altre parti della Toscana e dell’Italia, si andava affermando il movimento per la riforma della chiesa sostenuto dal grande pontefice Gregorio VII.

È in questi anni che l’antica chiesa di San Nazario, che sorgeva allora in prossimità dell’attuale santuario di Querce, diventò una dipendenza della chiesa di San Giorgio di Lucca dove la famosa abbazia di Montecassino aveva inviato alcuni monaci benedettini per sostenere le ragioni della riforma della chiesa. I monaci arrivarono così anche nella chiesa di San Nazario, che per questo in alcuni documenti fu indicata anche come monastero. San Nazario entrò così nello schieramento riformista, qui appoggiato tra l’altro dalla “gran contessa” Matilde e anche dai conti Cadolingi, signori del vicino castello di Fucecchio. È probabilmente in questi stessi anni che nacque l’epigrafe destinata ad attrarre i pellegrini in transito sulla Via Francigena e pronti a deviare il loro cammino lungo l’asse Altopascio – Fucecchio per visitare un luogo che conservava – come recita l’iscrizione – le reliquie dei dodici apostoli. Il pellegrino, il povero per eccellenza che affrontava il lungo viaggio per visitare la capitale della cristianità, era infatti un modello per i riformatori che proponevano il ritorno della chiesa alla povertà evangelica.

“La chiesa di San Nazario – spiega il professor Alberto Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi - fu abbandonata circa due secoli dopo, quando le Cerbaie furono al centro di ripetute guerre tra Firenze e Pisa e la popolazione fu decimata dalle pestilenze. Fu soltanto nella seconda metà del Cinquecento che l’area fu ripopolata e fu ricostruita una chiesa accanto alla cellina dove sgorgava un’acqua ritenuta miracolosa, accanto a una querce dove si diceva che fosse apparsa l’Immagine della Madonna. Da allora quel luogo si chiamò Querce e alla selva circostante rimase il nome di Serezzara, evidente derivazione dall’antica chiesa di San Nazario. E’ certo una storia complessa, che lascia ancora aperti molti interrogativi, ma che inserisce i bei paesaggi di Querce nella grande storia del pellegrinaggio medievale”.


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