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Attualità giovedì 23 aprile 2015 ore 18:25

Rifondazione comunista si scaglia contro Gabbanini

La vicenda delle lapidi rimosse al centro di una dura presa di posizione del partito nei confronti del sindaco. E si parla dei "poteri forti"



SAN MINIATO — Non accenna a placarsi la polemica sulle lapidi. Oggi c'è da registrare un intervento di Rifondazione Comunista.

Che cosa rischiavano di rivelarsi altri cinque anni con Gabbanini sindaco l’avevamo scritto e illustrato in un celebre manifesto durante la scorsa campagna elettorale per le amministrative. Ora molti si stanno accorgendo che avevamo ragione. Sulla vicenda delle lapidi, tuttavia, vorremmo invitare i saminiatesi a riflettere in modo più approfondito. Certo, il fatto di per sé è incredibile nella forma e nella sostanza. Oltretutto, a quanto pare, è stato gestito con la proverbiale assennatezza che contraddistingue il sindaco, come già accaduto con i noti esiti del caso del fotovoltaio di Roffia, del bacino remiero o del project financing, pastrocchi che abbiamo ripetutamente denunciato. Ora Gabbanini rischia pure la reprimenda per non aver richiesto le autorizzazioni di rimozione delle lapidi alla soprintendenza. Evidentemente aveva fretta di compiacere qualcuno, si potrebbe credere. Ma questo è il punto.

Guardando la vicenda da una prospettiva più ampia ci viene da pensare che questo ennesimo pastrocchio il sindaco l’abbia combinato per compiacere quelli che potremmo chiamare i poteri forti della nostra zona. Come tutti sanno, politicamente parlando il sindaco ha una grande attenzione per gli industriali, le banche e la chiesa. Per quest’ultima soprattutto ha avuto sempre un occhio particolare, come abbiamo segnalato più volte: destinandole per anni grosse somme provenienti dagli oneri di urbanizzazione secondaria, oppure rinunciando a fare accertamenti sulle irrisorie cifre di IMU versate dalla diocesi saminiatese per i suoi numerosi immobili con redditizie attività commerciali. Tutti sanno anche che la diocesi da anni tenta di cancellare le responsabilità del vescovo Giubbi nella strage del duomo, un’onta enorme per la chiesa.

Ecco allora che Gabbanini deve aver avuto la bella idea di fare un altro favore ai preti: rimuovere la scomoda lapide della memoria dal municipio per cercare di far dimenticare la complicità del vescovo Giubbi nell’atroce strage del duomo. Il vescovo, fascista mai pentito, è una figura per niente amata dai saminiatesi. Ma da anni la chiesa locale, confidando in alcune compiacenti riletture storiche, sta cercando di ripulire e riabilitare la sua immagine. Ecco che ora arriva il sindaco a dare una mano, proprio vicino al 25 aprile, e chissà se era prevista proprio per quella data la riabilitazione del vescovo nero. A tal proposito vogliamo invece ricordare che il vescovo aiutò i nazisti a rinchiudere la gente in duomo, benedisse tutti, lasciò qualche santino e scappò. Poco dopo avvenne la strage. Chi c’era sa come andò. E questo andrebbe scolpito nel marmo così come è scolpito nella mente dei vecchi saminiatesi.

Quanto poi alle polemiche di questi giorni, ci viene da dire che quando la politica ricorre alle querele significa che ha perso senso e funzione. Lo sappiamo bene noi che abbiamo visto il nostro ex consigliere comunale querelato più volte per la sua sacrosanta lotta di contrasto al fotovoltaico selvaggio di Roffia, un gran business che rischiava di rovinare la campagna saminiatese, sventato anche grazie alla nostra attività. Ritornando alla questione delle lapidi, infine, il dibattito e il confronto politico avrebbero dovuto essere affrontati nel suo ambito naturale, il consiglio comunale. In quel luogo istituzionale si sarebbe dovuto dare il via a una battaglia dura e inflessibile prima che le lapidi venissero rimosse, impedendo a tutti costi l’atto d’arbitrio di Gabbanini. Questo, statene certi, avrebbero fatto i comunisti. E l’avrebbero fatto bene.

Rifondazione Comunista - San Miniato


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