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Lavoro martedì 22 giugno 2021 ore 15:53
"Vediamo il recupero ma mancano infrastrutture"
Questo quanto sottolineato dalla presidente della Confindustria pisana, Patrizia Alma Pacini, all'assemblea annuale della Uip
PISA — Questa mattina, in occasione dell’assemblea annuale dell’Unione Industriale Pisana, aderente a Confindustria, la presidente Patrizia Alma Pacini ha presentato la relazione sullo stato dell’industria nella provincia di Pisa nell’ultimo anno, osservando che nei primi mesi del 2021 la provincia di Pisa ha recuperato in export e produzione, ma anche che al territorio servono infrastrutture. L’assemblea degli industriali ha inoltre rinnovato le cariche dei rappresentanti del Consiglio Generale; sono stati eletti: Jacopo Danielli (Gruppo Forti), Clara Ficili (Saint Gobain), Andrea Bottone (Pisamo). Eletto anche il terzo vicepresidente di Uip, Michele Matteoli (presidente del Consorzio dei Conciatori).
Tema centrale dell’assemblea organizzata da Uip è stato proprio quello delle infrastrutture, con interventi di Innocenzo Cipolletta, presidente Confindustria Cultura, Anna Vaccarelli, responsabile relazioni esterne di Registro.IT, Marcello Sorrentino, amministratore delegato Fincantieri Infrastructure Spa, e Lamberto Maffei, professore emerito di neurobiologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Qui di seguito alcuni dati sull'economia del territorio resi noti dalla presidente Pacini.
Esportazioni Toscana. “Le esportazioni italiane, dopo la caduta del 13,8% nel 2020, risaliranno del 9,6% nel 2021 e del 7,9% nel 2022. La nostra Toscana nel 2020 purtroppo ha subito una forte caduta dell’attività economica con una flessione del PIL del 12% superiore al -8,9% nazionale a causa della maggiore dipendenza dell’economia toscana dall’export e dal turismo; le previsioni di Irpet per i prossimi anni sono al momento inferiori rispetto al dato nazionale. Da evidenziare per il dato Istat dell’Export in Toscana nel primo trimestre 2021 pari + 11% che fa ben sperare; così come il balzo dell’export toscano verso la Cina”.
Produzione industriale Toscana. “La produzione industriale si è fermata nel 2020 al -15% e il fatturato dei servizi per la prima volta crolla a -11%: turismo e moda i settori maggiormente colpiti mentre hanno tenuto agroalimentare, farmaceutico e informatica. Il ricorso agli ammortizzatori sociali ha per il momento congelato il mercato del lavoro. L’Irpet stima una possibile perdita di 33mila posti di lavoro per il 2021”.
Export e produzione in provincia di Pisa. “Concludendo la fotografia numerica con i dati di Pisa e provincia emerge che nel 2020 le imprese pisane hanno fatto registrare, un netto calo della produzione (-12%) e degli ordini esteri (-13%) rispetto al 2019 ed anche l’export pisano ha chiuso con segno negativo - 14% dato a cui contribuiscono significativamente la moda e parte della meccanica mentre l’informatica, la meccanica legata all’automotive e il farmaceutico hanno tenuto e direi anche sostenuto il nostro territorio. Pisa, come esportazioni, ha perso in ogni caso meno di Firenze (-16,1%), Prato (-18%) e Pistoia (-20%) facendo quindi pensare ad una maggiore fragilità dei territori basati su un settore prevalente. I primi mesi del nuovo anno segnano un recupero”.
Indagine fra gli associati Uip. “Dalla recente indagine condotta tra i nostri associati risulta che la produzione del comparto manifatturiero cresce nel primo trimestre 2021 del +20% e anche gli altri comparti segnano dati positivi con la sola eccezione del comparto della pelle e delle calzature ancora con segno negativo. È il mercato estero nella nostra provincia il fattore trainante che indica un positivo (+22%) mentre la domanda interna si ferma a + 3,6%: questo, ci tengo a sottolinearlo, dimostra il valore delle imprese del nostro territorio che in un momento di rallentamento della domanda interna riescono a competere a livello mondiale e ad ottenere buone performance”.
“Dobbiamo in ogni caso essere prudenti: se il 47% degli intervistati prevede un aumento della produzione - ha sottolineato ancora Patrizia Alma Pacini -, il 36% propende per una situazione di stazionarietà data in effetti l’incertezza derivante dalla crisi sanitaria. Secondo Istat nel 2020 il mercato del lavoro in provincia di Pisa ha registrato solo un lieve calo occupazionale del 1,7%, calo che ha riguardato in particolare il comparto dei servizi e delle costruzioni mentre l’industria ha tenuto in particolare la manifattura che ha registrato un incremento di occupati + 0,5% rispetto al 2019; nel primo trimestre 2021 Pisa ha registrato una tenuta occupazionale. Elemento di grande incertezza è l’eccessivo rialzo dei prezzi delle materie prime che sta facendo rallentare alcune produzioni che rischiano addirittura di fermarsi. Ciò sarebbe drammatico, oltre che paradossale, in un momento in cui si dovrebbe correre per recuperare il terreno”.
Blocco licenziamenti. “In un quadro direi quasi incoraggiante rispetto alle attese, in particolare per la manifattura, risulta di difficile comprensione la continua proroga del blocco dei licenziamenti che dura dal marzo 2020. Un breve riepilogo sulla situazione in Europa: in Italia c’è un blocco totale, ma si tratta di un caso isolato. In Francia, non c’è il divieto, fatta eccezione per le aziende che ricevono gli ammortizzatori sociali che non possono basare il licenziamento solo su ragioni legate al Covid. Nessun divieto assoluto neppure in Germania, dove viene chiesto requisito in più per i licenziamenti per ragioni organizzative e sulle riduzioni di orario. Il caso che più si avvicina all’Italia è quello spagnolo: il blocco c’è ma solo per i licenziamenti per i sei mesi successivi all’utilizzo di un ammortizzatore e comunque solamente per motivi strettamente legati al Covid e non per motivi economici generici. Riteniamo che queste ripetute reiterazioni possano ingessare il mercato del lavoro a danno anche dei lavoratori stessi ed in particolare dei giovani per i quali è così più difficile entrare nel mondo del lavoro. Non è un caso se il tasso di occupazione dei giovani tra 15-24 anni in Italia sia del 16,2% mentre in Francia del 28,7% e in Germania del 49% secondo i dati Eurostat 2021”.
“Si perdono occasioni di riqualificazione professionale in una fase di profonda e continua trasformazione dell’economia che invece richiede adattamenti professionali; è necessaria una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive come sollecita da tempo Confindustria. Il Modello tedesco, basato su efficaci politiche attive del lavoro, coordinamento con il sistema privato, ammortizzatori sociali semplici ma efficaci, centri per l’impiego competenti e tenuti a lavorare con obiettivi ben diversi da nostri improvvisati navigator, che peraltro si sono sovrapposti a strutture pubbliche e privati del collocamento; modello che quindi risulta vincente per risultati occupazionali e quindi per il benessere di tutta la società”.
“Dalla recente indagine prima menzionata risulta che la grande maggioranza delle aziende manifatturiere non ritiene di prevedere problemi occupazionali legati all’eventuale sblocco del divieto di licenziare. Questa rigidità è uno dei tanti ostacoli imposti alle imprese italiane, ostacoli che rendono il lavoro di imprenditori e manager più difficile rispetto ai Paesi industrializzati. Le principali leve negative sono ancora la burocrazia, il livello di pressione fiscale (total tax and contribution rate pari al 59,1% del profitto) e la giustizia. Oltre alla burocrazia, spesso a rallentare lo sviluppo entra in gioco il cd “sentimento popolare” e così vengono bloccati il 5G, la geotermia e molto molto altro ancora”.
Potenziale e infrastrutture. “La nostra Provincia ha una elevata potenzialità per attrarre investimenti, abbiamo aziende innovative, un tessuto produttivo molto vario con eccellenze in tutti i settori, in più il polo universitario e di ricerca che conosciamo bene. Pisa ha dimostrato un’aumentata capacità di fare squadra tra imprese e università e centri di ricerca come ben documentato anche da uno studio, presentato nel marzo 2021, dell’Università Liuc che pone Pisa ai primissimi posti nazionali per “fermento” imprenditoriale ovvero capacità di innovare, sviluppo delle competenze, performances imprenditoriali, struttura del tessuto industriale, presenza di start up”.
“Purtroppo, nonostante questo,non abbiamo ancora la capacità e gli strumenti per dare concretezza a tale potenzialità. Recentemente come Unione siamo stati coinvolti perché una multinazionale aveva scelto Pisa con altre sette città europee come possibile località per realizzare il suo nuovo centro di ricerca. Abbiamo appreso che la scelta è poi ricaduta su Dresda e Malaga proprio per la qualità delle infrastrutture e gli incentivi alle aziende. Sottolineiamo come evidenziato anche da altri, infatti la carenza, a livello regionale, di un soggetto unico che sia in grado di fare un reale coordinamento e di reperire le risorse economiche affinché il nostro territorio possa competere in Europa per attrarre e mantenere gli investimenti”.
“Nell'ultimo anno abbiamo firmato il protocollo di intesa con i principali enti della provincia di Pisa per lo sviluppo sostenibile - ha ricordato in conclusione Pacini -, impegnandoci a promuovere iniziative che rientrino nell’agenda ONU 2030 alla presenza del Ministro Giovannini in qualità di portavoce di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) il quale ha sottolineato l'unicità della nostra città evidenziando "la potenza di fuoco" a nostra disposizione. Potenza di fuoco però che, come detto precedentemente, non riesce ad esprimersi al meglio. Anche perché, oltre alle problematiche del Paese sopra rappresentate, Pisa soffre di inadeguati collegamenti infrastrutturali che la penalizzano fortemente; non sembra purtroppo che nel PNRR sia stata minimamente considerata l’annosa carenza infrastrutturale di tutta la Costa toscana e questa lacuna estremamente preoccupante: l’immagine ben evidenzia un ‘triangolo abbandonato’!”.
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