Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 09:00 METEO:SAN MINIATO17°  QuiNews.net
Qui News cuoio, Cronaca, Sport, Notizie Locali cuoio
sabato 20 aprile 2024
Tutti i titoli:
corriere tv
L’allenatore della Fiorentina Italiano e la giornalista di Sky: ecco cosa è successo

Lavoro lunedì 13 gennaio 2014 ore 17:46

Comparti commerciali in ginocchio per la crisi. Maglia nera al Valdarno

Pur in attenuazione, l’indagine sul commercio al dettaglio continua a segnalare forti difficoltà per il settore della distribuzione



COMPRENSORIO — Le vendite al dettaglio, nel terzo trimestre 2013, arretrano infatti ancora a livello nazionale (-5,6%) e, seppur in modo meno deciso, anche in provincia di Pisa (-4,9%).

Alla base della crisi del commercio si trova soprattutto l’aumento della disoccupazione che difficilmente sarà riassorbita nel breve periodo determinando il prolungarsi della debolezza dei consumi. Anche l’inflazione, da tempo su livelli molto contenuti, conferma le difficoltà degli operatori del commercio che, pur di non compromettere le vendite, scelgono di non scaricare a valle l’aumento dei costi e, più recentemente, dell’IVA.

I dato più preoccupante di questo trimestre, tuttavia, è quello della contrazione dei punti vendita (-374, -4,5% in un anno) frutto non solo della caduta degli operatori ambulanti (-204, -9,1%) ma anche di quelli dell’abbigliamento (-70, -6%) e dei rivenditori di prodotti per la casa ed elettrodomestici (-41, -4,7%).

Un dato che, tra i tanti negativi, sembra quantomeno far sperare in una stabilizzazione della crisi è quello relativo alla quota percentuale di aziende che dichiarano vendite in aumento, stabilità o diminuzione rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Nel terzo trimestre 2013, infatti, se è vero che solo il 10% (era il 12% nel secondo trimestre) dichiara un aumento del proprio giro d’affari, sale al 42% (dal 39%) la quota di quelli che segnalano una stabilità e scendono al 48% (erano il 49%) coloro che dichiarano una contrazione delle vendite rispetto a dodici mesi prima.

Il ritardo con cui l’aumento dell’IVA e degli altri costi d’impresa si stanno trasferendo ai prezzi finali, determinato dal timore degli operatori di veder calare ancora le vendite, emerge con chiarezza dalla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo di beni e servizi che a Pisa, nel terzo trimestre del 2013, si ferma ad appena l’1,0%. Un dato, quello pisano, sostanzialmente in linea con quello regionale e nazionale entrambi fermi al +1,1%.

Così come sta avvedendo da inizio 2013, le difficoltà affrontate dalle aziende risultano inversamente proporzionali al crescere della dimensione del punto di vendita. Le piccole unità (1-5 addetti) arretrano infatti del 6,4% nel terzo trimestyre dell’anno segnando il peggior risultato tra le diverse categorie dimensionali. Le medie strutture (6-19 addetti) arretrano invee del 4,7% e le grandi (unità con 20 addetti e oltre), dopo ben nove trimestri, portano l’ago della bilancia quasi in pareggio (-0,4%).

Il permanere della recessione contribuisce a cambiare in modo permanente le abitudini d’acquisto delle famiglie premiando gli ipermercati, supermercati e grandi magazzini che,tra i diversi settori di attività, sono quelli che provano a risollevare le sorti del commercio al dettaglio segnando, nel terzo trimestre 2013, un +1,9%.

Gli esercizi specializzati in generi alimentari, pur rimanendo in terreno nettamente negativo (-6,6%), migliorano il risultato del trimestre precedente contribuendo al rallentamento della caduta di cui si accennava in apertura. Il non alimentare, con un -5,4%, continua invece a piazzarsi in posizione intermedia.

L’indagine condotta sulle aziende commerciali pisane riconsegna un quadro che mette in luce, in maniera impietosa, la crisi della distribuzione tradizionale soprattutto, ma non solo, dell’abbigliamento.

Nel luglio-settembre le vendite di prodotti di abbigliamento e accessori, pur migliorando il dato rispetto al trimestre precedente, si confermano il peggior settore all’interno del non alimentare (-6,3%). Per contro, le vendite di prodotti per la casa ed elettrodomestici e degli altri prodotti non alimentari[2] segnano invece un leggero peggioramento rispetto al dato del secondo trimestre mettendo a segno, rispettivamente, un -5,4% e un -5,1%.

L’umore degli imprenditori del commercio al dettaglio in merito agli ordini rivolti ai propri fornitori e alle vendite per l’ultimo quarto del 2103, quello in cui sono ricomprese le feste natalizie, rimane decisamente depresso. Pur rimanendo stabile rispetto al terzo trimestre, il saldo tra coloro che si aspettano un aumento delle vendite e quelli che, invece, si aspettano una diminuzione rimane ancora in terreno negativo: -18 punti percentuali nel quarto trimestre. Le attese in merito agli ordinativi rivolti ai propri fornitori segnano addirittura un lieve peggioramento rispetto a quanto segnato nel trimestre precedente passando da -24 a -25 punti percentuali.

La crisi economica “svuota” la provincia di attività commerciali ed è drammatico, tra quello in sede fissa, il tracollo delle unità locali commerciali dell’abbigliamento. Le unità locali della provincia di Pisa attive nel commercio al dettaglio calano infatti di 374 unità rispetto al 2012 scendendo, a fine settembre 2013, sotto quota 8mila (7.974). Tra i diversi comparti è il non alimentare (-5,4%, -347 unità) a segnare una vera e propria debacle con gli ambulanti (-9,1%, -204) e l’abbigliamento e accessori (-4,9%, -57 unità) che segnano i peggiori risultati. Negativo, all’interno del non alimentare, anche il saldo di quelle che commercializzano prodotti per la casa ed elettrodomestici (-4,7%, -41 negozi).

Migliore, ma sempre negativa, risulta l’andamento dei negozi del comparto alimentare (-1,2%, -18 unità) con i minimercati che avanzano (+0,2%, +1 azienda) e gli specializzati (-1,8%, -17 unità locali) ed i discount alimentari (-20,0%, -2) che, invece, arretrano.

Tutte le aree territoriali sono messe alle corde dalla crisi senza particolari differenze in termini di comparti commerciali colpiti. Il peggior risultato, in termini percentuali, è ancora quello del Valdarno Inferiore (-5,1%, -60 unità) seguito a poca distanza dalla Val d’Era (-4,5%, -114 aziende) e dall’Area Pisana (-4,4%, -176 negozi). Relativamente migliore, se così si può dire, la situazione della Val di Cecina (-3,6%, -24 unità).


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Ti potrebbe interessare anche:

Tag
Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno
L'articolo di ieri più letto
Dopo aver preso parte a un incontro in Parlamento sulla poesia a braccio, è stato ricevuto dalla sindaca Del Grande: "Valorizziamo questa arte"
Offerte lavoro Toscana Programmazione Cinema Farmacie di turno

Qui Blog di Federica Giusti

QUI Condoglianze



Ultimi articoli Vedi tutti

Attualità

Attualità

Attualità

Sport