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Attualità martedì 20 dicembre 2016 ore 16:00

Il viaggio di Shalom tra le macerie del terremoto

I volontari Shalom ad Amatrice

​Il racconto del volontario Stefano Torre, di ritorno da Amatrice. Oltre 8mila euro permetteranno di far fronte alle emergenze dei nuclei familiari



AMATRICE — Pubblichiamo il racconto di un volontario Shalom in visita nei territori colpiti dal sisma. Stefano Torre si è recato per la seconda volta ad Amatrice. Con lui Dona Andrea e Don Donato. Nell'occasione sono stati consegnati oltre 8mila euro che andranno in sostegno delle famiglie in stato d'emergenza.

Di seguito, il racconto di Stefano Torre.

Sono tornato ad Amatrice, dopo esserci stato una prima volta, circa un mese fa, quando Don Andrea e Don Donato mi avevano chiesto di incontrare Don Savino D'Amelio parroco della cittadina, per portagli prima possibile i segni della nostra vicinanza.

Ho conosciuto dunque Don Savino, la prima volta, il 27 novembre scorso, quando, nell'ambito della mia attività di volontariato per conto del Consiglio Nazionale Ingegneri, su sollecitazione del Servizio di Protezione civile Nazionale, mi sono trovato in zona a svolgere verifiche di agibiltà dei fabbricati danneggiati dai recenti eventi sismici.

Quel giorno ho ascoltato con attenzione Don Savino per cercare di interpretare quali fossero le maggiori necessità della popolazione cui lui cercava, instancabilmente, di far fronte e queste ho riportate in seno al Movimento.

Ci siamo lasciati, quel giorno con la promessa che avremmo fatto il possibile per dare una mano, quella che umanamente rientrava nelle nostre possibilità. Il suo sorriso nel salutarmi già bastò nel ripagarmi delle varie peripezie che la situazione dei luoghi purtroppo impone a chi si trova a viaggiare in quelle zone disastrate dal terremoto.

Sono dunque tornato ad Amatrice, questa volta con il privilegio di accompagnare Don Andrea e Don Donato nel viaggio che avrebbe concluso con un gesto concreto di amicizia la condivisione del dolore sofferto dalla Comunità di Amatrice da parte del Movimento Shalom, del vescovo Andrea Migliavacca per la Diocesi di San Miniato, e tutti quelli che hanno a vario titolo contribuito.

Siamo partiti presto, venerdì 16 dicembre scorso insieme ai nostri Don-Don c'erano anche gli amici Luca Gemignani, Riccardo Lippi, e GiancarloVenieri.

Poi a Rieti si sono aggiunti gli amici Shalom Floriana Rinaldi e Mario che per la Caritas locale operano con continuità per l'aiuto alle popolazioni delle zone terremotate; Floriana tra l'altro prestissimo partirà per il Benin dove poserà con Don Andrea e Don Donato la prima pietra della costruzione di un orfanotrofio, progetto che lei, assieme al marito, ha fortemente voluto e sostenuto. Dunque in una delegazione di otto persone, ci siamo instradati da Rieti per Amatrice, così, abbastanza leggeri e spensierati come lo si è quando si fa una gita insieme ad una piacevole compagnia, ma mano a mano che salivamo su per le strade verso Amatrice i primi segni dei danneggiamenti prodotti dal sisma cominciavano a farsi vedere anche dalla strada che percorrevamo.

I primi posti di blocco, i primi mezzi speciali dell'esercito e dei vigili del fuoco, i primi campi tenda delle Unità Operative di prima emergenza, le prime case danneggiate, i primi crolli, le case abbandonate... Eravamo arrivati. Di qui era passato il terremoto. Dopo poco tempo eravamo ad Amatrice.

Amatrice, ci dice Don Savino è un Comune che conta 70 frazioni, vi rendete conto, 70 località a volte molto distanti da qui, a volte molto difficilmente raggiungibili per strade di montagna già di per se difficili da percorrere, figuriamoci ora e magari quando ci sarà la neve. Paesi semidistrutti, abbandonati, isolati, dove però qualcuno ancora resiste e, dice, non andrà mai via dalla propria casa.

Ad Amatrice centro, in inverno abitavano circa 1000 persone e circa 2300 persone era il totale della popolazione considerando anche le 70 frazioni. In estate il turismo endogeno degli Amatriciani che tornavano per le ferie alle loro case, lasciate per andare a cercare lavoro, faceva risalire la popolazione a circa 25000 persone.

Durante la scossa del 24 agosto 2016 sono morte in Amatrice circa 100 persone e circa 45 son i morti contati nelle molte Frazioni circostanti. Adesso Don Savino ha girato per le Campagne cercando di rendersi conto della situazione. Sembra che siano rimasti circa 700 abitanti in totale, ma ogni giorno che passa qualcuno si decide, chiude la porta di casa e lascia la propria terra.

Molti sono andati sulla costa Adriatica, chi più fortunato ospitato da parenti od amici, altri hanno dovuto affittare una casa, magari vista la stagione una casa di vacanze, fino a che i prezzi non torneranno a salire.

“Qui ad Amatrice – ci ha detto don Savino - di cose materiali ormai ne stanno arrivando anche troppe; abbiamo derrate alimentari, vestiti pesanti e leggeri coperte e quant'altro in abbondanza e la Caritas sia Nazionale che locale sta facendo un ottimo lavoro per non far mancare niente a chi ne ha bisogno. Ne abbiamo anche troppe a volte, ci hanno mandato degli stendini, tanti stendini, abbiamo più stendini che abitanti......” riesce anche a scherzarci su Don Savino.

Però ancora non si vedono i segni. Non si vedono i segni di una possibile ripresa delle attività. Non si vedono i segni di una possibile ripresa del lavoro. Non si vedono i segni di come far fronte, nell'immediato all'emergenza abitativa. Qui ad Amatrice non c'è più niente di agibile. La gran parte del centro abitato è dichiarata Zona Rossa e vi si può accedere solo accompagnati dal personale dei Vigili del Fuoco.

Dentro la Zona Rossa, continuamente, mezzi dell'esercito abbattono quelli che sono i resti semidistrutti delle abitazioni, dei palazzi, delle infrastrutture cittadine, li caricano su camion e li portano a discarica.

Presto Amatrice sarà pressoché rasa al suolo. Presto un grande spazio vuoto si sostituirà alle strade ombreggiate, alle fresche stanze d'estate, alle piazze dove i bambini giocavano fuori. Queste cose ci ha detto Don Savino e noi l'abbiamo ascoltato in silenzio.

Dopo di lui ha parlato Don Andrea e come sempre riesce a fare, ha saputo farci alzare lo sguardo. E riuscito a far germinare nel nostro animo il seme della speranza; a farci percepire come, pur nell'evidente durezza della prova che, nella vita, ciascuno di noi si trova ad affrontare, possa sempre intravedersi l'amorevole sguardo di nostro Signore.

Abbiamo poi consegnato a Don Savino quanto raccolto dal Movimento Shalom, che in totale ammonta a 8mila 220 euro. L'importanza della somma messa a disposizione di Don Savino gli consentirà, come ci ha detto di far fronte alle emergenze più immediate ed urgenti dei singoli nuclei familiari, che lui conosce personalmente e di cui è certo del reale stato di necessità.

Assieme abbiamo condiviso la gratitudine per il concreto gesto di vicinanza che siamo riusciti a portare a compimento, abbiamo espresso le nostre intenzioni e preghiere e, con la stessa sensazione che si ha quando una nuova amicizia sta nascendo, abbiamo lasciato Amatrice e salutato Don Savino, sicuri che questa non era la conclusione di un'iniziativa sporadica, questo, non era altro che il primo passo, certi che avremmo camminato ancora insieme.


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