Politica lunedì 14 aprile 2014 ore 09:25
Ulivelli: "Insegnare ai giovani il rispetto per gli altri"

Corsi di formazione e iniziative per creare nuove professionalità. Programma scolastico innovativo per sensibilizzare il tema della disabilità
FUCECCHIO — Quando parliamo di politiche sociali, tutto gira intorno al disagio dell’attuale crisi, provocata dal malgoverno di destra e sinistra, e che per vent’anni ha visto un continuo peggiorarsi delle condizioni economico-sociali, anche nel nostro territorio.
E’
necessario ribadire che il comune deve mettere a disposizione
strutture idonee ad accogliere nuclei familiari di varie specie, ma
come direbbe un vecchio saggio buddista “Se regali del pesce ad un
povero lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai
per tutta la vita ”, questo è l’obbiettivo di chi, con me, vorrà
intraprendere questa avventura.
Chi rimane senza occupazione, in un
periodo come quello attuale assolutamente negativo, difficilmente ha la propensione a cercare una nuova occupazione, se non nel settore
in cui ha sempre lavorato e che magari è in crisi. Manca l’occasione
di rinnovarsi, manca la possibilità di formarsi verso nuove
tipologie di lavoro, con dei centri per l’impiego delegittimati
dalle agenzie interinali.
Per dare una spinta all’economia e a una nuova ricerca di lavoro serve organizzare corsi di formazione atti a creare nuove figure professionali e alla creazione di nuove aree lavorative.
Ma la sfida
più grande è quella dei giovani, sopratutto per chi vive delle disabilità. Vorrei per il mio paese una città senza barriere architettoniche, che
queste siano fisiche, architettoniche o culturali. E’ importante
fare capire ai giovani di oggi, partendo dai più piccoli, che la
diversità è solamente un blocco mentale, una cultura, peraltro
sbagliata, che ci tramandiamo da ormai troppo tempo, dovremmo far
vivere la disabilità ai nostri ragazzi in modo sereno, con più
spirito di altruismo, per questo mi piacerebbe inserire nel programma
scolastico qualcosa di innovativo, tipo l’insegnamento del
linguaggio dei segni e della scrittura in braille, la vita è sempre
piena di imprevisti, io stesso mi sono ritrovato ad essere invalido
all’età di 33 anni.
Una città aperta a chiunque, dove chi è su
una sedia a rotelle, o ha problemi di vista, o non può parlare, non
debba sentirsi escluso solo perché ci hanno insegnato che chi è
diverso va tenuto al margine.
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