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L’ippopotamo se ne va a spasso per il centro abitato

Politica giovedì 03 aprile 2014 ore 14:12

Cavallini: "Dove c'è l'ex Icla niente sviluppo urbanistico e ambientale"

Laura Cavallini, lista Immagina San Miniato

La candidata di Immagina San Miniato, torna a parlare dello stabilimento di Ponte a Egola, e ne mette in luce le criticità



SAN MINIATO — Una spina nel fianco di Ponte a Egola è rappresentata dalla presenza in pieno centro abitato dello stabilimento dell’ex Icla.

"Da anni doveva essere trasferito in quanto in zona impropria, ma sia per difficoltà a trovare un sito idoneo al trasferimento per la pericolosità dell’impianto, sia per la scarsa volontà politica a farlo, tutto è rimasto fermo - scrive in una nota il capogruppo in consiglio comunale di Sel e candidata sindaco della lista 'Immagina San Miniato', Laura Cavallini -. La produzione chimica del complesso lo classifica come stabilimento a rischio di incidente rilevante".

"La società Icla SpA ha interrotto l'attività nell’aprile 2012 e l’amministrazione aveva l’opportunità di porre termine all’annosa problematica - prosegue la Cavallini -. Ma niente. Nuove pressioni politiche, e nel marzo del 2013, la linea produttiva dello stabilimento di Ponte a Egola è stata nuovamente attivata con il subentro, mediante l’affitto di un ramo di azienda della Icla SpA, di una nuova società: la M3 srl. Edè ricominciata la produzione di espansi poliuretani flessibili, e di tutta la filiera di prodotti chimici necessari. Così si torna all’applicazione delle norme di sicurezza per il rischio di incidente rilevante".

E la Cavallini riassume quanto dovrebbero conoscere i cittadini che abitano nelle vicinanza dell’impianto, nel caso in cui ci fosse un incendio o uno scoppio.

"Nei 75 metri dal perimetro dello stabilimento viene imposto l’immediato allontanamento di tutti i presenti a distanza di sicurezza, stimata in almeno 800 metri, salvo diversa valutazione, che può scaturire per effetto di condizioni meteo particolari o altri fattori da verificare di volta in volta. Entro tale area è vietato l’accesso a chiunque - spiega la Cavallini -. Per la fascia compresa tra 75 e 325 metri, definita di 'danno', viene previsto che tutti i cittadini presenti non lascino le proprie abitazioni e/o gli ambienti chiusi dove vengono a trovarsi in occasione dell’emergenza in quanto, uscendo, potrebbero essere investiti da concentrazioni significative di prodotti della combustione dannosi. E infine che la fascia compresa tra i 325 metri e gli 800 metri, è denominata 'di attenzione'".

"Occorre sapere che il piano di sicurezza è attivo, indipendentemente dall’eventualità di un incidente, e comporta, per quanti residenti nelle aree interne alla zona 'di sicuro impatto' (75 metri dai confini dello stabilimento) un ferreo vincolo in materia edilizia ed urbanistica - continua la candidata di Immagina San Miniato -. Gli unici interventi permessi sono quelli di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, senza aumenti volumetrici anche se previsti nel nuovo regolamento edilizio. Non devono essere realizzate nuove costruzioni, né prevedere aree interessate da piani attuativi, siano essi piani di lottizzazione o piani di recupero, sia ad uso residenziale che industriale/commerciale - e continua -. In definitiva devono essere inibite tutte le destinazione d’uso che comportino la realizzazione di manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone".

"Gli immobili poi compresi tra 75 metri e 325 metri dai confini dell’azienda (area di danno), devono ritenersi anch’essi vincolati. Oltre agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, possono essere consentiti anche limitati interventi volti alla realizzazione di nuovi piccoli locali accessori o di completamento dell’unità immobiliare principale. Anche in questa zona non devono essere realizzate nuove costruzioni - spiega ancora -. Internamente all’area di attenzione (tra 325 metri ed 800 metri dal perimetro dello stabilimento) gli immobili dovrebbero ancora ritenersi vincolati in materia edilizia ed urbanistica".

"In parole povere, dove c’è l’ex Icla non c’è casa e non c’è sviluppo urbanistico e ambientale possibile - e conclude -. Ma questo il sindaco, nei suoi innumerevoli incontri, tra una colazione e un aperitivo non lo racconta o ripete quanto detto ormai da anni: che lo stabilimento dovrà trasferirsi".


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