Cronaca

Rifondazione Comunistra: "Tubone, qual'è il progetto?"

Maggiore trasparenza e più coinvolgimento dei cittadini

Le dichiarazioni di Rifondazione Comunista dopo l'ultimo consiglio comunale sul Tubone. "Ci sono molti aspetti inquietanti nella vicenda del cosiddetto Tubone. Uno è la mancanza di trasparenza, come rilevato in tutti gli interventi all’ultimo Consiglio Comunale aperto. Sembra assurdo ma ancora non si conosce il progetto di quest’opera enorme. Già diversi mesi fa noi avevamo presentato un’interrogazione chiedendo al sindaco se lui fosse a conoscenza del progetto: ci rispose di sì. Però non risulta che lo abbia mai fatto conoscere alla cittadinanza. Come mai? Perfino nel corso dell’ultimo consiglio comunale aperto, tenutosi alla Cuoiodepur, si è continuato a discutere sulla base di vari accordi di Programma. Del progetto neanche l’ombra. Addirittura l’assessora regionale Bramerini, presente al Consiglio, ha ricordato a tutti di aver dato da tempo chiare indicazioni per l’accesso pubblico di ogni atto sul Tubone. In quella sede abbiamo sollevato di nuovo la questione, ma dal sindaco nessuna risposta sul progetto del Tubone.

Perché questa mancanza di trasparenza su un megaprogetto altamente impattante? Gabbanini, che incredibilmente non ha mai voluto far eseguire una valutazione ambientale strategica, finora non ha neanche messo a disposizione dei cittadini il progetto, pur conoscendolo. Eppure ci sono tante criticità in quest’opera da 204 milioni, che sarà pagata per oltre il novanta per cento dai cittadini ma che servirà in buona parte agli industriali, i quali invece contribuiranno solo per il sei per cento. E questo è un aspetto di cui gli amministratori pubblici dovranno rendere conto alla gente, stremata dalla crisi e tartassata anche da questo progetto molto discutibile.

L’idea del Tubone è nata ben 15 anni fa, basata su dati di produzione che con la recessione attuale non esistono più. Eppure, da allora non si è mai presa in considerazione nessun’altra tecnologia che risolvesse il problema in modo più economico ed aggiornato, dato che oggi, come ribadito da diversi esperti, esistono metodologie alternative che oltretutto hanno costi notevolmente inferiori.

Quello che si è fatto, invece, è stato tagliare il personale dell’Arpat di San Romano che ora, come segnalano i cittadini, ha serie difficoltà a soddisfare tutte le richieste di intervento sulle maleodoranze e i casi di inquinamento. Se il risultato è questo non c’è davvero da dormir sonni tranquilli”.

Fonte: Rifondazione Comunista San Miniato