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Attualità mercoledì 20 agosto 2014 ore 10:00

Santa Maria a Monte e la Liberazione dai tedeschi

Soldati americani tra le macerie, dopo la Liberazione

Claudio Biscarini, storico e giornalista, ripercorre le vicende di quella tragica estate del 1944. Furono 47 i morti, dal 20 luglio al 27 agosto



PROVINCIA DI PISA — Santa Maria a Monte, per la sua posizione dominante l’Arno e la sua riva sud, era diventata nell’estate del 1944 un caposaldo importante della difesa tedesca.

Perfino il generale Frido von Senger und Etterlin, comandante del XIV Panzer-Korps, per un certo lasso di tempo, vi aveva posto il suo comando. Dal 18 luglio 1944, si erano stanziati nel territorio comunale i soldati del Panzer-Grenadier-Regiment 9. della 26. Panzer-Division, guidati dal generale Peter Eduard Crasemann.

“Questa divisione, il 23 agosto 1944, si renderà responsabile della strage di 176 innocenti del Padule di Fucecchio – spiega Claudio Biscarini, giornalista, direttore del Centro di Documentazione Internazionale Storia Militare e autore di numerosi saggi sulla storia della seconda guerra mondiale in Toscana –. In particolare, a 4 chilometri a ovest di Santa Maria a Monte si piazzarono i militari della 7.a Kompanie. Da quel momento, la guerra divenne di posizione su quella linea Heinrich che bloccò la marcia degli Alleati per 40 giorni . A sud, erano schierati gli americani delle divisioni di fanteria 88° e 91°, a cui davano manforte, soprattutto come guide, alcuni partigiani della zona o che erano rientrati dal Senese dove avevano fatto parte della 23a Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”. Le opposte artiglierie iniziarono a sconvolgere la vita dei civili rimasti presso le linee di combattimento, dopo che il 16 e il 22 luglio i tedeschi avevano emesso ordini di sfollamento”.

Anche le demolizioni iniziarono a deturpare i paesi. Aggiunge Biscarini. “Il 13 luglio, come si rileva da una memoria di don Pietro Nazzi, parroco della parrocchia di San Giuseppe e Sant’Anna di San Donato di Santa Maria a Monte, i tedeschi fecero saltare il campanile alto 33 metri della sua chiesa. Il 20 luglio, una salva di cannone americano, ammazzava sei persone. Altri morti il 21 luglio e il 22. Continuavano anche le fucilazioni. Il 15 luglio erano stati fucilati a Montefalcone due giovani militari, probabilmente disertori da un battaglione del Genio: Carlo Ciampi da Sesto Fiorentino e Valtere Assioli da Cantagallo”.

Sulle rive del fiume Arno, ad aiutare gli obici americani, erano spesso “…in volo i piccoli aerei da ricognizione, detti familiarmente “cicogne” dai civili. Anche i cacciabombardieri statunitensi facevano il loro lavoro, mitragliando anche i civili forse scambiati per tedeschi”.

Il 28 luglio, il soldato tedesco Kurt Baden scriveva nel suo diario: “Assieme a Günter Mann sono in forza al plotone di lanciarazzi pesante. Il plotone si trova nella zona di Santa Maria a Monte, nei pressi di una chiesa”.

Nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto – riprende Claudio Biscarini – le divisioni di fanteria americana “furono ritirate e sostituite dalla 1a Divisione Corazzata. Nella zona di Santa Maria a Monte, gli Alleati avevano individuato alcune batterie di artiglieria e di mortai, coma la 8.a Kompanie, con mortai da 81 mm, del Panzer-Grenadier-Regiment 9. Proveniente da Staffoli. I pezzi tedeschi seminavano morte a Montopoli e Varramista, al di là del fiume. L’Arno, nottetempo, veniva attraversato da pattuglie di ambo gli eserciti, con lo scopo di raccogliere informazioni sul nemico. Ma soprattutto l’artiglieria e gli aerei facevano sentire la loro voce”.

Il 22 agosto, un semicingolato tedesco della 5. Kompanie del Panzer-Grenadier-Regiment 9., venne “distrutto da un velivolo mentre usciva da Santa Maria a Monte. Furono feriti il Feldwebel Bertermann il Gefreiter Eckler e un soldato. Un solitario semovente tedesco veniva avvistato dalla ricognizione americana a Montefalcone, mentre sparava oltre Arno. Il 25 agosto, partivano da Santa Maria a Monte i soldati della 26. Panzer-Division diretti sull’Adriatico. Agli statunitensi della 1a Divisione corazzata veniva aggiunto il 370° reggimento fanteria della 92a Divisione, formato da elementi di colore. Ormai eravamo agli ultimi giorni di occupazione, con i pochi fanti tedeschi della 65. Infanterie-Division che tenevano la linea. I tedeschi erano veramente pochi, anche se mantenevano qualche cannone semovente per dare l’impressione di essere ancora in forze. Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre 1944, alla fine i Combat Command A e B della 1° Divisione Corazzata statunitense, assieme ai fanti del 370° reggimento, passarono finalmente l’Arno e si spinsero verso nord. A Santa Maria a Monte, il Proposto monsignor Umberto Gazzini, dava notizia sul Libro dei Morti dei civili caduti: ben 47 dal 20 luglio al 27 agosto 1944”.


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