Spettacoli

"Susanna, la femmina morta" va in tournée

Lo spettacolo di Andrea Mancini, presentato durante La Luna è Azzurra di quest’anno, ora in prima nazionale ai Fasti Verolani a Frosinone

Lo spettacolo “Susanna. La femmina morta” di e con Andrea Mancini, sarà presentato in prima nazionale ai Fasti Verolani, a Veroli, in provincia di Frosinone, dal 29 luglio al 2 agosto. Lo spettacolo a cura del Teatro della Conchiglia, era stato presentato in anteprima a San Miniato, durante La Luna è Azzurra di quest’anno. Costumi di Fiorella Sgherri, scena e oggetti di Giulio Greco.

La femmina morta è tratto da una storia vera accaduta il 25 maggio 1932 sulle montagne tra il Lazio e l’Abruzzo: un aereo con a bordo un gruppo di francesi, precipita in una zona chiamata “femmina morta”, muoiono tutte le persone a bordo, tra l’altro Susanne Picard e suo marito, che qualche giorno prima erano scampati ad un disastro navale; quasi che la morte (o, come pensò qualcuno, i servizi segreti di qualche paese straniero) li inseguisse. Insomma una storia che può essere narrata un po’ alla Tin Tin (anche lui, non a caso, aviatore), che sarà messa in scena a partire da un grande tavolo d’artista, realizzato da Giulio Greco, e da alcuni oggetti, che alludano a una nave, ad un aereo, ad altri oggetti e personaggi di carta ritagliati mentre vengono raccontati. L’attore immagina una Susanna mitica, oltre che reale, la Susanna della Bibbia, la Susanna dei Vangeli, che insieme a Maria Salome andò ad profumare il corpo di Gesù, una Susanna più mitologica, una donna anche di cui innamorarsi.

Andrea Mancini studioso di teatro e poliedrico artimbanco, si presenta stavolta come animatore di piccole figure, come narratore di storie fantastiche.

"Il risultato è davvero di grande interesse, grazie a quella che è ormai una specie di “convinzione attoriale, che ha coinvolto negli ultimi anni questo singolare personaggio che, come ha scritto di recente Velio Musatti, combatte la sua battaglia per un teatro senza ritorno, per un libro che attiri nella sua nicchia qualche lettore di passaggio e lo sorprenda e lo stordisca”, dice Mancini.

Del resto chi ha potuto vedere il documentario girato da TVL e prodotto dalla Diocesi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, lo ha anche ammirato nelle vesti del beato Pio Alberto Del Corona, vescovo di San Miniato a fine Ottocento.