Cultura

"Wilde come se", la pena di morte in Toscana

La pena di morte che sconvolse Oscar Wilde: un libro che ripercorre la storia della pena capitale, sulle orme della Toscana del 1786

Il romanzo sulla pena di morte e la giustizia di Roberto Ippolito, dal titolo "Wilde come se" sarà presentato con l’assessore Matteo Squicciarini e Federica Antonelli alle 17 nella Sala delle Sette Virtù, in Palazzo Comunale, nella rassegna “Letture al tartufo”. 

“Quel tale deve oscillare”: Oscar Wilde, commediografo e poeta, rimase sconvolto dalla rivelazione che un detenuto omicida, rinchiuso come lui nel carcere inglese di Reading, sarebbe stato impiccato.

Il tutto, casualmente, accompagnato da una doppia ricorrenza: la Festa della Toscana celebrata il 30 Novembre, giorno dell’abolizione nel 1786 da parte del Granduca Leopoldo della pena di morte in Toscana, primo stato al mondo; e il 30 Novembre è anche il 125° anniversario della morte di Oscar Wilde che denunciò, come ricostruito in “Wilde come se”, l’orrore della sentenza capitale secondo cui “solo il sangue può cancellare il sangue”. Per i 260 anni dall’insediamento del Granduca Leopoldo sabato 29 sono previsti anche una performance teatrale e un Concerto d’Archi storici.

La pena di morte è dunque un tema centrale, anche se non il solo, delle pagine di Roberto Ippolito: l’uomo che ha ucciso deve morire. “La giustizia sta per ammazzare a sua volta”, si legge nel libro. E “ha il diritto di farlo: toglie la vita per punire chi ha tolto la vita perché non si toglie la vita”. 

Un terzo dei paesi del mondo non ha, ancora oggi, seguito la Toscana del Settecento e conserva la pena di morte.