Il sindaco Fabio Mini è intervenuto riguardo la vicenda museo di Orentano e lo spostamento dei reperti nel capoluogo; rispondendo alle accuse messe in campo dall'opposizione.
"Facciamo il punto, per chiarezza nei confronti di tutti i cittadini, in primo luogo degli orentanesi. Alle elezioni comunali del 2019, venivano eletti nell’allora maggioranza il consigliere David Boldrini e l’assessore Ilaria Duranti in rappresentanza della comunità orentanese. Cosa hanno fatto loro in 5 anni per il museo di Orentano? Sei mesi dopo la loro elezione il museo è stato chiuso al pubblico e nei 4 anni e mezzo successivi nessuna proposta è stata presentato per la riapertura dello stesso. Quattro anni e mezzo, costati alla cittadinanza ben 75mila euro, per un museo chiuso".
“Ma torniamo al museo – continua il sindaco - ora gridano allo scandalo, ma perché in campagna elettorale non hanno detto neppure una parola sul museo di Orentano? Dicono di averci chiesto del museo durante l’ultimo consiglio comunale. Sfido chiunque a rivedere la registrazione di quel consiglio, nessuna domanda, se non una raffica di idee fantasiose di come si amministra un comune, dopo che gli stessi cittadini avevano bocciato alle ultime elezioni la loro ultima amministrazione.
“Noi a tutt'oggi siamo convinti della nostra scelta, - dice il primo cittadino - ma siamo anche consapevoli che sia doveroso ascoltare la cittadinanza e pertanto, pronti ad ascoltare le proposte che ci giungeranno da Orentano. Non abbiamo motivo di non trovare una soluzione per avere il museo lì se ciò sarà possibile. D'altro canto, appena eletti abbiamo cercato soluzioni per riaprire i due musei del comune, avendo anche a Castelfranco il problema di come gestire un museo situato al primo piano non accessibile alle persone disabili. Abbiamo incontrato più volte la Sovrintendenza di Pisa la quale spetta l’ultima parola ed abbiamo indicato una via percorribile: un museo unico in una struttura del capoluogo, non avendo strutture comunali di proprietà adatte a Orentano. Come amministrazione abbiamo valutato questa come una scelta percorribile per far usufruire a tutti i cittadini di entrambi i musei. Ma non accettiamo che chi è colpevole di questa situazione provi a sfruttarla a scopi politici e propagandistici”.