Lavoro

Conciatori: "Norme sempre più complesse, più collaborazione"

Convegno nazionale tra chimici del cuoio e conciatori. Questione sempre più delicata per le aziende del distretto che chiedono maggiori aiuti

Il convegno Aicc Toscana (Associazione Italiana Chimici del Cuoio) si è svolto quest'anno nell'auditorium dell'Istituto Cattaneo di San Miniato, scuola superiore professionale dal quale ogni anno escono diplomati ad indirizzo chimico specializzati per la lavorazione della pelle nelle industrie conciarie.

Un tema caldo quello affrontato, "Capitolati tecnici del pellame, esigenze del produttore ed utilizzatore a confronto". Una questione che interessa sia i chimici che i conciatori, settori che stanno incontrando non poche difficoltà nel rispettare i parametri richiesti dalle normative. 

Introduce l'evento Franca Nuti, vicepresidente Aicc: "Il mondo conciario ha sempre più bisogno di persone competenti nel campo della chimica, con specializzazioni anche nel campo normativo, in quanto le grandi case di moda ci chiedono dei parametri difficili da rispettare". 

Formazione e ricerca sono fondamentali per un distretto conciario che deve essere sempre all'avanguardia per mantenere la competitività sul mercato. Presente al convegno il presidente di Assoconciatori di Santa Croce sull'arno, Franco Donati: "I nostri maggiori clienti sono oggi le case di moda e i capitolati del pellame sono cambiati nel corso degli anni, soprattutto in normative e numeri da rispettare. La difficoltà maggiore sta proprio nel fatto che i parametri richiesti si riferiscono ai requisiti della pelle e non alla lavorazione che è invece gestita dalle concerie e dalle industrie chimiche. E' necessario fare chiarezza - conclude Donati - per creare un sistema collaborativo se vogliamo continuare a produrre un prodotto di qualità che sia spendibile sul mercato". 

E' intervenuto al convegno Simone Nucci in veste di responsabile della qualità e senior manager di Bulgari Accessori, per parlare delle esigenze di una casa di moda in termini di qualità del prodotto e capitolato. Il business di riferimento per Bulgari è il Giappone e la Cina e non l'Europa, ma la materia prima è al 100 per cento made in Italy. 

La materia prima deve avere determinati requisiti di stile, prestazionali e deve essere soprattutto a norma di legge. Il livello qualitativo del pellame è legato alla posizione del pellame sul mercato. La percezione di qualità di un cliente europeo è diversa da quella di un cliente giapponese. E' sempre più difficile essere competitivi sul mercato internazionale. 

"Il capitolato - continua il senior manager di Bulgari - serve a garantire all'azienda di moda innovazione, qualità e velocità nella produzione". Il capitolato altro non è che un punto di riferimento per l'azienda che si relaziona con la conceria e semplifica i rapporti con le aziende logistiche. 

La conceria risponde in modo diverso all'approccio con il capitolato e incontra non poche difficoltà. Lo sostiene Piero Rosati della conceria Incas: "Il processo di produzione della pelle per la conceria è molto complesso - dice l'imprenditore - e quando ci confrontiamo con i capitolati ci scontriamo con dei criteri quasi impossibili da rispettare anche per i chimici, forse è il caso che le case di moda inizino a tener conto anche dei processi di lavorazione".