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ZOOUT, il primo documentario sugli zoo italiani

di - lunedì 14 agosto 2017 ore 13:36

La locandina del documentario "ZoOut"

Negli zoo italiani sono decine di migliaia gli animali reclusi, di cui la maggior parte non appartiene a specie minacciate. Solo una minuscola percentuale delle specie a rischio è effettivamente coinvolta in progetti di conservazione ed il numero degli individui reintrodotti con successo nei propri habitat naturali del resto è storicamente trascurabile. ZoOut mette a fuoco le storie di chi è nato e cresciuto dietro le sbarre, raccontando l’isolamento e lo strazio di un’esistenza privata di ogni stimolo. La noia prende il sopravvento e distrugge ogni barlume di voglia di vivere.

La nascita di questo ambizioso reportage è innegabilmente legata alle sorti di uno fra questi luoghi: l’ormai ex zoo di Cavriglia (AR), smantellato grazie agli sforzi coraggiosi e tenaci proprio di Francesco, che è anche lui attivista per i diritti degli altri animali, oltre che sceneggiatore e insegnante.

Lo zoo di Cavriglia, nato nella fine degli anni ’70 in onore di un partigiano sovietico morto nella Seconda Guerra Mondiale, era caduto nel dimenticatoio già da qualche tempo. Abbandonato al decadimento, come i prigionieri reclusi al suo interno: fantasmi. Detenuti. Nel 1977, i primi ad arrivare dall’ex Unione Sovietica erano stati una coppia di orsi bruni, Bruno e Lisa. Deceduta lei, il compagno è rimasto solo fino allo scorso anno, quando finalmente si è liberato per sempre.

Come ha scritto Francesco, Bruno ha liberato anche tutte e tutti gli altri, perché è proprio grazie a lui che si è innescato il lungo processo che ha dato il via allo smantellamento dello zoo. Nonostante la grande pressione dei media, gli animali non sono stati facili da liberare ma soprattutto da trasferire. Il problema principale da affrontare è infatti capire che gli altri animali non sono proprietà di qualcuna o qualcuno, solo di sé stessi. O almeno così dovrebbe essere. Per gli ideatori, il progetto non è stato che la naturale conseguenza di tale avventura.

Nonostante l'amarezza enorme per una lotta che si prospetta molto complessa da vincere, in ZOOUT alle storie di reclusione vengono contrapposte quelle di liberazione, i viaggi degli animali salvi verso i rifugi che li ospiteranno. Un santuario è d'altronde un luogo di resistenza, dove si sperimentano forme di coabitazione e collaborazione pacifiche ed interspecifiche, basate sulla reale conoscenza dei singoli individui e sul reciproco e conseguente rispetto. Gli ospiti rifugiati, ma anche le volontarie e i volontari che se ne prendono cura ogni giorno, sono indipendenti eautodeterminati.

Crediamo siano questi i posti dove portare i figli, gli alunni, gli amici, per svagarsi, per trascorrere pomeriggi diversi dal solito, per imparare che ogni nostro gesto può cambiare il mondo e per sentirsi nuovamente animali tra gli altri animali. Liberi. 


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