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Attualità martedì 04 ottobre 2016 ore 18:00

"Sembra di essere in guerra"

Al centro la geologa Salvadori

Il racconto della geologa comunale Monica Salvadori inviata ad Amatrice con la Colonna Mobile Regionale: "Si gira per le strade di un paese fantasma"



SAN MINIATO — "Sembra di essere in guerra. Tutto è distrutto e si gira per le strade di un paese fantasma". Queste le parole usate dalla geologa comunale Monica Salvadori che dal 25 al 29 settembre scorsi è stata selezionata dalla Regione Toscana per partire alla volta di Amatrice con la Colonna Mobile Regionale.

"Non è stato facile dormire in tenda a 4 o 5 gradi - ha raccontato la scienziata di 46 anni -, girare per le strade di paesi fantasma dove gli unici a camminare nella ‘zona rossa’ sono militari, squadre di volontari e gruppi di tecnici rilevatori. Ma non dimenticherò mai i racconti delle persone che ho incontrato, le loro storie, mi hanno regalato un’esperienza incredibile".

"La mia destinazione è stata Il Poggio in località Cornillo Nuovo, una frazione a 1140 metri, in uno dei due campi di accoglienza nel comune di Amatrice, a circa 4 chilometri dal capoluogo - ha aggiunto Salvadori -. Il compito della mia squadra di Protezione Civile (composta da tre funzionari regionali e quattro degli enti pubblici locali) era quello di gestire la dismissione dei due campi dove attualmente si trovano 21 e 14 ospiti, alloggiati insieme ai volontari".

Le rigide temperature invernali impongono di accelerare i tempi per la liberazione dei campi sui quali, in circa sei mesi, molto probabilmente verranno allestite le case in legno. "Hanno ancora un mese al massimo per continuare a dormire in tenda, poi il freddo costringerà a soluzioni alternative - ha spiegato -. Alcuni di loro hanno case agibili, ma la paura di tornare a dormire in quelle abitazioni è talmente tanta che si preferisce stare in tenda o essere ricollocati in alberghi o a casa di parenti, per chi ne ha la possibilità; mentre altri addirittura non hanno un posto dove andare".

Camminando per le strade lo scenario è apocalittico: case crollate su se stesse, sassi, pezzi di legno, mobilia, indumenti, tutto mischiato, "gli unici a passare in mezzo a queste macerie gli sono uomini delle forze dell’ordine e i volontari, sembra che ci sia stata una guerra", ha commentato la geologa.

Grazie all’impegno di queste persone, però, molto è già stato fatto. "E’ sbalorditivo - ha aggiunto Salvadori - vedere come, in appena un mese, siano state ripristinate le strade di collegamento alle varie frazioni sparse per queste montagne, grazie all’opera della Protezione Civile Nazionale e all’impegno dell’Esercito. La parte più consistente dell’intervento riguarda essenzialmente la ricostruzione delle abitazioni: squadre di tecnici sono al lavoro per verificare casa per casa lo stato di salute degli edifici".

Oltre alla parte operativa, l’esperienza umana di questi giorni è quella che ha veramente fatto la differenza. "Mi ha colpito la riconoscenza con la quale queste persone affrontano la situazione – ha spiegato ancora la Salvadori -. Un giorno ci siamo accorti che alcuni contadini di Amatrice dovevano fare la raccolta delle patate ma avevano timore a chiederci un aiuto, così le squadre di volontari hanno deciso di dargli una mano: non solo abbiamo raccolto tutte le patate dei campi, ma addirittura ce ne hanno donate un po’ perché potessimo mangiarle tutti insieme al campo – e ha concluso -. Più di tutto, porterò con me da questa esperienza l’esempio di straordinaria dignità dei circa trenta residenti della piccola frazione di Cornicchia: hanno perso tutto e per andare avanti hanno capito che l’unica soluzione è quella di collaborare. Così hanno costruito una specie di baita in legno, grazie alle offerte, e hanno deciso di sistemarsi tutti lì dentro: mangiano insieme, dormono in roulotte e camper donati e condividono le loro giornate ricostruendo pezzo a pezzo la loro vita. Tra qualche mese ho promesso di tornare a trovarli, con alcuni di loro siamo diventati amici e non dimenticherò tutto quello che ho imparato in questi giorni insieme: stavolta non era un’esercitazione, qui s’impara veramente che cosa vuol dire perdere tutto e ricostruire da capo".


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