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Cronaca martedì 01 aprile 2014 ore 12:38

Operazione Fi-Pi-Li: sgominata maxi banda di falsari della moda

Blitz dei finanzieri culminato nell'arresto di cinque cinesi e nell'obbligo di firma per tre senegalesi. Uno dei depositi di stoccaggio era a S.Croce



PROVINCIA DI PISA — I finanzieri di Pisa hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare (due in carcere e tre ai domiciliari), nei confronti di cittadini cinesi residenti a Firenze, appartenenti ad un'associazione a delinquere finalizzata alla illecita introduzione nel territorio dello Stato, alla fabbricazione e vendita di prodotti di pelletteria, borse e scarpe recanti marchi contraffatti, delle più note case della moda (Armani, Gucci, Louis Vuitton, Nike, Fendi, Burberry’s, D&G, Hogan, Prada, Adidas).

Sono stati, inoltre, notificati tre obblighi di firma nei confronti di altrettanti commercianti senegalesi, residenti a Pisa, indagati per ricettazione e rivendita, su larga scala, di merci contraffatte. Contemporaneamente sono stati sequestrati cinque automezzi e conti correnti per un valore di 72mila euro, ricchezze sproporzionate rispetto ai redditi ufficiali.

E’ questo l’epilogo di una complessa indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Pisa, per più di due anni nell’area a ridosso della superstrada Firenze-Pisa-Livorno, zona nella quale operava l’associazione di contraffattori cinesi, spostandosi continuamente da un capannone all’altro dell’area industriale da dove alimentava la rete di rivenditori senegalesi, il secondo anello della catena del falso. All’inizio l’operazione è nata da uno dei tanti sequestri fatti a Pisa, nei confronti di due ambulanti cinesi che vendevano 187 borse contraffatte.

Da lì gli accertamenti si sono via via allargati a macchia d’olio, risalendo ai canali di rifornimento dei traffici mediante pedinamenti e scorte occulte. A quel punto, il pm della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, Tommaso Coletta, ha disposto l’effettuazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti dei principali indagati, rivelatesi fondamentali per infiltrarsi nell’organizzazione ed intervenire in tempo reale, a più riprese, di due laboratori clandestini situati a Vinci, e quattro depositi di stoccaggio individuati a Firenze, Empoli, Santa Croce sull’Arno e Bologna, ove sono stati sequestrati complessivamente 137 macchinari industriali, 40.410 calzature, 41.403 borse, 21.998 portafogli, 3.257 cinture, 37 rotoli di pelle e stoffa, 21.500 metri di tessuto, 96 fogli di cuoio, 30 flaconi di tintura per pelli e 208.323 fibbie e accessori metallici. Sono 56 i venditori ambulanti ( in massima parte senegalesi), scoperti all’atto di rifornirsi delle mercanzie “taroccate” per poi rivenderle sulle piazze di Firenze, Pisa, Prato, Bologna, Parma e Milano.

Lo spaccato che viene fuori dall’attività investigativa evidenzia una evoluzione dei traffici in forme sempre più moderne e sfuggenti: i trafficanti cinesi acquistavano direttamente in Cina le materie prime (pelli, accessori e macchinari), le importavano in Italia e organizzavano su scala industriale laboratori e depositi “apri e chiudi” poi spostati in nuovi indirizzi per sfuggire ai controlli. Inoltre, la qualità dei prodotti falsificati ha raggiunto livelli molto alti di rifinitura, al punto che secondo le analisi dei periti le differenze, rispetto agli originali, si potevano rilevare solo da alcuni particolari visibili ad occhi esperti. Dalle indagini è emersa anche l’intraprendenza dei rivenditori senegalesi, capaci di acquisire clienti in tutt’Italia, grazie ad internet, per poi spedire pacchi anonimi tramite corrieri espressi o via posta e farsi pagare con ricariche di carte di credito o in contanti.


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