Il viaggio in Togo del Movimento Shalom

SAN MINIATO — Son tornati in Toscana i quindici volontari del Movimento Shalom.

Erano andati in Togo per il progetto “La Casa di Giacomo e Vanda”, la cui inaugurazione è prevista per il mese di ottobre. Un’iniziativa realizzata anche grazie al contributo di Unicoop Tirreno, oltre alle varie raccolte fondi.

Spiega don Andrea Cristiani, fondatore del Movimento: “Questo centro, che abbiamo chiamato la Casa di Vanda e Giacomo per ricordare i due Shalom che hanno preso dimora in cielo, sarà anche un vero e proprio punto di ospitalità, di formazione sociale e di educazione al cooperativismo nato in una zona con grandi possibilità turistiche, a poche centinaia di metri dal un mare. Sono stati programmati gli ultimi lavori di rifinitura e ordinati gli arredi. È stato avviato anche un progetto in sostegno dei bambini e dei ragazzi di strada che dormono sulla spiaggia vicino al centro Shalom, poiché abbandonati e senza famiglia. Ma c’è tanto da fare e abbiamo bisogno ancora di una mano. E chi volesse contribuire può farlo tramite conto corrente postale n. 11858560 intesto a Movimento Shalom onlus, causale: progetto Togo”.

Ecco i nomi dei partecipanti accompagnati da don Andrea Cristiani e don Donato Agostinelli: Marta Bandini, Edoardo Rossi, Martina Desideri, Bianca Ricci, Ester Arzilli, Viola Buti, Francesca Brotini, ErikaBagnoli. E a loro si sono uniti anche il dottor Andrea Sansevero con la moglie Maria Grazia Lazzeri e il dottor Giovanni Ostuni, con l’obiettivo quello di verificare la possibilità di realizzare una struttura sanitaria, Nuria Biuzzi e Cristian Gonnelli.

Di seguito la toccante testimonianza di Marta Bandini, sorella di Giacomo, una delle giovani partecipanti al viaggio.

“5 agosto 2014: inizia per noi una grandissima avventura, destinazione Lomé. Non sapevamo cosa ci avrebbe atteso all’arrivo, ma mai avremmo potuto immaginare l’accoglienza avuta. I ragazzi Shalom di Lomé ci hanno trattato come fratelli, in un’atmosfera di festa e felicità. Le costruzioni che per anni avevamo seguito a migliaia di chilometri di distanza erano finalmente lì davanti a noi, in mezzo a un bellissimo giardino di sabbia e palme, a pochi metri dall’oceano. Un angolo del mondo protetto dalle tante ingiustizie esistenti, che in parte ci siamo trovati davanti, e che, vivendo in una realtà totalmente diversa, ci sembrano impossibili. E nonostante tutto, loro non perdono il sorriso. Noi abitiamo in un mondo in cui abbiamo tutto, e comunque riusciamo a essere infelici; vedere bambini emozionarsi per una bolla di sapone che scoppia o una caramella regalata inaspettatamente riempie il cuore e dimostra quanto basti poco per sorridere.

Inoltre, abbiamo potuto anche assistere alle loro gioiose tradizioni. La domenica siamo andati alla Messa e abbiamo assistito al battesimo della prima bambina Shalom: la cerimonia è stata piena di canti, musica, balli, proprio come una gioiosa festa, che si è prolungata, poi, durante tutto il pomeriggio, ballando a ritmo dei loro djembe, insieme ai bambini che accorrevano felici, per giocare. In un attimo, è sembrato che quelle barriere, che la lontananza crea, fossero sparite, mentre ci insegnavano i loro passi tipici e in cerchio danzavamo come una grande famiglia. Ci ha sorpreso vedere come sono riusciti a creare legami così forti, rivolgendosi a noi come amici di una vita. Ci hanno dimostrato affetto e voglia di conoscerci, di fare amicizia, di rimanere in contatto.

Ci hanno aiutato anche a fare tutti quei murales che hanno reso viva e colorata la nostra casa, su cui ora sono ritratti i volti delle due persone a cui è dedicata, Giacomo e Vanda. Inoltre, sul muro di cinta esterno abbiamo scritto, in varie lingue, anche in Ewe, la lingua locale, le parole che vogliamo siano i valori fondanti della comunità: Amore, Fratellanza, Libertà, Dignità, Giustizia, Amicizia, Gioia e Pace. Questo perché tutti coloro che passeranno da lì sapranno che la casa è un luogo sicuro, senza discriminazioni, in cui chiunque troverà accoglienza.

E tutto questo lavoro è stato premiato nel vedere che giovani togolesi, guardando quello che avevamo fatto, ci hanno chiesto come diventare Shalom, come far parte di questa famiglia e poter a loro volta, collaborare.

Noi tutti ci riteniamo fortunati di aver potuto vivere questa esperienza, che ci ha donato così tanto, che ci ha riempito il cuore, ci ha mostrato un’altra realtà e ci ha permesso di cambiare il nostro modo di vedere le cose. Abbiamo creato legami indissolubili e abbiamo superato qualsiasi ostacolo, tutti per mano, a nessuno importava di che colore fosse.

Tutto questo perché si possa sempre sperare di concretizzare il bene, perché nessuno smetta mai di sperare che qualcosa possa cambiare, e perché loro, Giacomo e Vanda, sempre nei nostri pensieri, continuino a vivere nel nome di una Casa dai nobili ideali, dedicata a formare, educare, dare lavoro e solidarietà”.

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