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Lavoro domenica 16 febbraio 2014 ore 10:32

Cgil-Spi Cgil: "La contrattazione in Toscana? Regge, ma a fatica"

Calano i territori e il numero della popolazione coperta: nella nostra provincia da 25 comuni si passa a 9 e dal 65 al 29 per cento di copertura. Assente il comune di Pisa



REGIONE — E' stato presentato, nella sede di Cgil Toscana, il terzo rapporto (sul 2013) sulla contrattazione sociale in Toscana (sindacati-enti locali e territoriali sul 2013), “Nuovi percorsi di contrattazione sociale”, a cura di Cgil Toscana, Spi Toscana, Fp Toscana, Ires Toscana. “In un periodo in cui le risorse delle amministrazioni pubbliche calano, in un contesto di post-democrazia, il ruolo del sindacato a tutela degli interessi dei propri iscritti, degli anziani e delle fasce deboli è ancora più fondamentale”.

iIl rapporto rivela che il 2013 ha registrato difficoltà crescenti per i sindacati nel mantenere i rapporti di contrattazione sociale con gli enti pubblici. L'apertura al confronto di molte amministrazioni si è ridotta (e spesso le firme degli accordi slittano perché slitta l'approvazione dei bilanci preventivi). I sindacati, per reazione, hanno intensificato il loro ruolo politico e di denuncia con carteggi e comunicati; da notare però che è aumentata la concertazione con le Asl. Se per due anni la contrattazione ha resistito in Toscana, nel 2013, per la prima volta nel triennio, c'è stata una flessione di popolazione e territori coperti: ma il calo è minore rispetto al biennio precedente, e i dati del 2013 restano migliori del 2009 e del 2010. Se poi diminuiscono gli accordi comunali, crescono quelli intercomunali. Tuttavia in Toscana il decremento della contrattazione sociale resta contenuto rispetto al dato nazionale, proprio grazie ai moltiplicati sforzi di parte sindacale (nuovi modelli di negoziazione e diversificazione degli accordi, ad esempio). Spi e Fp aumentano infine la loro presenza nelle attività contrattuali.

La maggior parte degli accordi vede firmatari i Confederali, i segretari provinciali e le leghe dei pensionati. La Confederazione è presente nel 77% degli accordi (nel 2012 era all'80%). Salgono i pensionati (dal 78% del 2012 all'87%) e la Fp (dal 3,3% del 2012 all'8,3%)

Il livello dell'accordo più diffuso resta quello comunale, che però diminuisce dagli anni precedenti (65,7%, nel 2012 era il 79%). Aumentano gli accordi intercomunali (dal 9,8% del 2012 al 15,2%) e c'è il boom di quelli con le Asl (dall'1,6% del 2012 al 10,5%)

La crisi economica e quella dei Comuni hanno fatto sì che nel 2013 la contrattazione sociale in Toscana si sia ridotta. Nel 2013 gli accordi hanno riguardato 120 Comuni, rispetto ai 166 dell'anno prima. In Toscana ci sono 287 Comuni, dunque quelli coperti sono il 42% (nel 2012 erano il 58%, ma gli anni prima erano rispettivamente 35% e 37%). Popolazione coperta: nel 2013 è il 47% del totale (come nel 2010), nel 2012 era il 69%, nel 2012 il 60%.

Ma vediamo nel dettaglio le province. Arezzo: primo posto per accordi siglati (32), per il 90% dei Comuni e il 65% della popolazione (lieve calo dovuto al mancato accordo col Comune di Arezzo). I segreti di un modello funzionante: l'uso diffuso di piattaforme e delibere, l'unità sindacale dei pensionati.

Firenze: calano accordi e popolazione coperta (65%, dato comunque alto), ma le medie superano quelle regionali. 17 i Comuni coperti (il 39%; erano 31 nel 2012), 3 gli accordi con la Asl.

Grosseto: 7 Comuni hanno siglato accordi (16 nel 2012), è coperto il 28% della popolazione. Punto di forza: firme congiunte di Confederali e dei tre sindacati dei pensionati.

Livorno: ci sono stati accordi con 4 Comuni (3 in meno dell'anno prima), che coprono il 20% del totale e il 24% della popolazione. Si evidenzia l'alto livello di qualità delle intese raggiunte; dove non sono stati firmati accordi, la causa è stata spesso che gli enti volevano aumentare le tasse.

Lucca: anche qui alta qualità degli accordi, che sono stati 18 di cui 14 comunali più 2 con l'Asl (nel 2012 gli accordi furono ben 29 ma dovuti ad una delibera eccezionale dell'Unione dei Comuni della Garfagnana). Da notare che il Comune di Lucca nel 2013, a differenza del passato, non ha firmato intese: anche questo ha fatto sì che la popolazione coperta sia calata in un anno dal 76% al 56%.

Massa Carrara: 4 i Comuni coperti (c'è bassa tradizione di contrattazione sociale) ma tra questi c'è il capoluogo e ciò fa sì che venga coperto il 75% della popolazione.

Pisa: 9 i Comuni coperti (nel 2012 erano 15). Cala anche la popolazione coperta: in un anno si va dal 65% al 29% (anche qui, pesa la sopravvenuta assenza del Comune capoluogo).

Pistoia: zero accordi siglati nel 2013, all'apice di un trend decrescente iniziato dal 2009 (quando furono 14). Nella crisi economica, gli enti locali si sono dimostrati chiusi al confronto coi sindacati.

Prato: la provincia, a bassa tradizione di contrattazione sociale, si distingue per un protocollo di intesa che coinvolge i sindacati Confederali, la conferenza dei sindaci (5 Comuni su 7), la Società della Salute e la Asl in materia di programmazione di politiche sociosanitarie.

Siena: 22 gli accordi coi Comuni, così come nel 2012 (è l'unica provincia che non registra cali se si eccettuano le due novità di Massa e Prato), ma la popolazione coperta cala dal 77% al 45% per la sopravvenuta assenza del Comune di Siena.

Le richieste più diffuse dei sindacati agli enti: difesa del reddito su tasse e tariffe, aumento della spesa sociale, fondi anticrisi. Se la crisi ha fatto diminuire i verbali, ha favorito però pragmaticità e concretezza. La contrattazione sociale evidenzia anche dei rischi negli accordi: il rischio di genericità, il rischio di intese pro-forma, il rischio di corporativizzazione. Poi per le amministrazioni la contrattazione sociale è spesso una concessione e non un diritto e quindi possono interromperla unilateralmente.

Alcune proposte per migliorare la contrattazione sociale: accordi più chiari e verificabili, ripensare il modello di piattaforma in un percorso negoziale democratico e vincolante, formalizzare la contrattazione dalla piattaforma alla delibera, comunicare i risultati della negoziazione, rafforzare gli strumenti di verifica, fare rete con le altre strutture della Cgil o con altri segmenti di società per contribuire come expertise, trovare nuovi strumenti per fare pressione sugli enti trattanti (pubblicità, volantini, liste o pagelle che valutino gli enti sulla base della loro disponibilità e trasparenza), agire a più livelli (locale, provinciale, regionale, nazionale, europeo) per aumentare gli interlocutori in caso di mancanze di dialogo.


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